Pavullo (Modena), 4 agosto 2022 - Anche i Nas ci vogliono vedere chiaro. Sulla vicenda riguardante le 33 dosi di vaccino Comirnaty (Pfizer) iniettate a bambini con tempistiche superiori, dal momento dello scongelamento, rispetto a quando raccomandato in termini di efficacia (70+2 giorni) dall’azienda produttrice, sono intervenuti anche gli uomini del Nucleo Antisofisticazione dei carabinieri che vogliono approfondire i contorni della situazione e, soprattutto, avere un quadro chiaro su come sia potuto accadere un disguido simile.
Vaccini Covid somministrati in ritardo a Pavullo, 33 bimbi rischiano di non essere coperti
Fermo restando che, i 33 minori cui è stato iniettato il siero anti Covid tra maggio e giugno nel reparto di Pediatria di Comunità dell’ospedale di Pavullo, stanno bene e non hanno manifestato alcun tipo di reazione avversa. Tutti i minori sono stati correttamente identificati e l’Azienda ha provveduto a intraprendere un percorso condiviso con il Vax Consilium dell’Emilia-Romagna, organismo regionale composto da esperti del settore. Attraverso un prelievo di sangue, inviato al Laboratorio Immunologico del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, sarà possibile valutare l’avvenuta risposta anticorpale generata dalle somministrazioni oggetto di verifica.
Qualora i valori non risultino adeguati, si proporrà di ripetere la vaccinazione ad almeno otto settimane di distanza dall’ultima. Intanto a Pavullo, le tante persone presenti per ricevere la dose al punto vaccinale della Campanella, confermano una generale fiducia nei vaccini e nel prezioso lavoro degli operatori sanitari "che, come tutti, possono sbagliare in buona fede". Ciò che si può dire è che, in generale, l’opinione sul tema delle vaccinazioni non sembra esser cambiata dopo questo grave episodio. In parallelo, c’è chi continua a nutrire perplessità: "Ho due figlie grandi, obbligate a vaccinarsi per frequentare l’università, ma probabilmente se avessi avuto dei bambini non li avrei vaccinati - spiega Monica -. A dire il vero non lo avrei fatto nemmeno prima, poi con questi eventi che possono sempre accadere… no di sicuro. Sui vaccini penso che gli operatori sanitari abbiano fatto tutto con totale coscienza, ma credo allo stesso tempo che i vaccini di 2 anni fa non abbiano più la stessa valenza rispetto alle varianti che ci sono adesso. Se non fosse stato così vincolante per il lavoro, non so se mi sarei vaccinata".
Poi c’è chi, come Abderrahim Khadroufi, ha un fratello minore di 15 anni: "Sì, lo abbiamo fatto vaccinare - spiega -, e non abbiamo avuto paura perché ci fidiamo degli operatori. Nei vaccini ho generale fiducia, anche se con le voci che girano non si è mai totalmente tranquilli". Come detto, il clima di fiducia non sembra esser stato condizionato dall’episodio: "I nostri nipoti sono stati tutti vaccinati. Così come noi, per essere più tranquilli sulla salute", raccontano Paola Pollacci e Mauro Turchi.
"ll disguido sui 33 bambini, è "un evento circoscritto che stiamo gestendo senza particolari problemi insieme alle famiglie - ha chiarito l’Ausl -. Tutti i minori sono stati correttamente identificati e l’Azienda ha provveduto ad intraprendere un percorso condiviso con il Vax Consilium dell’Emilia-Romagna". Da un anno, l’Ausl ha somministrato oltre 132mila dosi anticovid-19 a minori "sempre con la massima attenzione alla sicurezza".