
Carlo Curatola, presidente dell'Ordine dei medici di Modena
Modena, 3 luglio 2022 - "Invece di convogliare i flussi lavorativi dove c’è bisogno – commenta il presidente dell’Ordine dei medici di Modena, dottor Carlo Curatola – le risorse vengono distratte su un servizio che attualmente non può cambiare la storia del Covid". La considerazione segue la decisione della regione Emilia-Romagna di prorogare fino al 31 dicembre l’attività delle Usca, Unità speciali di continuità assistenziale.
"Noi lo veniamo sempre a sapere dopo" è l’amaro sfogo del dottor Dante Cintori, rappresentante modenese della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg). "Sono – riattacca Cintori – le solite esternazioni dell’assessorato uso a prendere decisioni unilaterali non concordate". L’amarezza del mondo medico modenese all’indomani di questo provvedimento è generalizzata, soprattutto perché quotidianamente costretto a fare i conti con carenze di medici che vanno dai 50 mancanti per la medicina generale, all’insufficiente personale nei pronto soccorso e alla impossibilità tanti sabati e domeniche di avere medici disponibili per garantire sul territorio la continuità assistenziale e le sostituzioni di chi va in pensione.
"La coperta quando è corta la si può tirare un po’ da una parte e un po’ dall’altra – si spiega con una metafora Cintori - ma i medici restano sempre pochi. E la decisione pare tanto più incomprensibile se pensiamo che le infezioni da covid adesso nel 90% dei casi per chi ha fatto tutte e tre le vaccinazioni si risolvono in 7 giorni, come si fosse contratto un banale raffreddore. I contagi in questi giorni sono altissimi, ma i ricoveri sono molto pochi. Della proroga delle Usca noi non ne vedevamo in questo momento una grossa necessità, poiché gran parte dei pazienti li monitoriamo noi anche a domicilio".
Il metodo cui si è arrivati a questo annuncio non è piaciuto al sindacato dei medici di medicina generale, ma non trova sostegno neanche da parte dell’Ordine. "Mi incuriosisce capire alla fine dello stato di emergenza – motiva il suo stupore Curatola - perché continuano a prendere decisioni in maniera unilaterale. E questo non vale solo per quanto riguarda la medicina generale, ma anche per pronti soccorso e continuità assistenziale. Il servizio Usca ha avuto sicuramente tutto il mio plauso durante le ondate pandemiche, quando vedevamo tantissime polmoniti e i medici di famiglia non avevano i dispositivi di protezione individuale e non era possibile effettuare visite ai pazienti a domicilio, ma oggi non ho un paziente da affidare a Usca da gennaio ed è così per tanti colleghi. Questa non è più la fase delle Usca. L’eco polmonare a chi la fanno che non vediamo polmoniti?".
Richiamarsi come fa l’assessore regionale Raffaele Donini ai numeri delle prestazioni (520.000) garantite in due anni di pandemia dalle Usca non giustifica - secondo la classe medica modenese - la necessità di una loro proroga.