La speranza è appesa al filo, ma anche all’ago, ai tessuti colorati, alle macchine per cucire che li trasformano in borse, tovagliette, giacche, portaoggetti e tutto quanto la fantasia può suggerire... "Quando sono entrata qui in carcere, io non sapevo neppure cosa fosse una macchina per cucire – racconta una detenuta –. E poi mi hanno accolto in questo laboratorio, in questa sartoria. Ho scoperto un mondo creativo che mi aiuta a spendere bene il mio tempo e anche a non pensare a dove mi trovo".
Hanno steso il red carpet, il tappeto rosso, ieri pomeriggio nella sezione femminile del carcere di Sant’Anna: una passerella del tutto speciale per l’inaugurazione ufficiale del progetto "Manigolde Circondariale", la sartoria che l’associazione ManiTese di Finale Emilia ha creato proprio all’interno della casa circondariale di Modena. Indossatrici per un giorno, alcune detenute hanno sfilato con gli abiti che loro stesse hanno realizzato nel laboratorio: hanno affrontato la passerella con disinvoltura, anche intonando qualche canzone come "Il mio canto libero" di Mogol - Battisti, un testo che parla da solo, "In un mondo che prigioniero è, respiriamo liberi io e te"... E ad applaudirle non c’erano soltanto le massime autorità – fra cui il prefetto Francesca Triolo e colei che l’ha preceduta nell’incarico, Alessandra Camporota, oggi assessore comunale alla sicurezza – ma anche le compagne di cella, felici per un momento (forse inatteso) di festa.
"Già da qualche anno a Finale abbiamo avviato la nostra sartoria sociale Manigolde che inserisce donne con fragilità – spiega Gaia Barbieri, coordinatrice del progetto carcere –. La nostra filosofia è sempre la stessa: nessuno deve essere lasciato da parte, e non esiste lo scarto. Anche le nostre creazioni sono sempre realizzate con tessuti e materiali di recupero e di riuso". "Incontrare queste persone e il loro entusiasmo è stato fondamentale per noi", sorride Nicoletta Saporito, responsabile dell’area educativa trattamentale del carcere. Grazie al bando sostenuto dal Comune di Modena (finanziato attraverso la Cassa Ammende), tre detenute hanno potuto essere inserite con tirocini formativi nella sartoria: sono impegnate tutti i giorni per 20 ore settimanali, con la presenza di un educatore e di otto volontarie che a turno insegnano l’arte del cucito e del ricamo. Lungo il percorso, Manitese ha trovato vari sostenitori: Owenscorp e Bonaveri che hanno donato tessuti, il Soroptimist che ha offerto una macchina professionale, il Lions che ha appoggiato il progetto, l'Associazione Responsabilità sociale d'impresa di Modena che ha donato macchinari, Luca Grillenzoni, creatore di moda, che ci affianca con le sue idee, Paola Cigarini del gruppo Carcere città che ci dona la sua esperienza". "Il lavoro consente a chi è recluso in carcere di non sentirsi abbandonato", osserva Orazio Sorrentini, direttore della casa circondariale.
E in parallelo alla sartoria, in una saletta della sezione femminile è stato rimesso in funzione un piccolo (e prezioso) salone di acconciatura, dedicato alle detenute. Esisteva già ma era in disuso, e grazie alla Fondazione Cattolica (con il segretario Adriano Tomba) si sono avviati i contatti con sostenitori e sponsor per riattivarlo: la Arredi Excell ha donato e installato nuove attrezzature, mentre la Davines, nota azienda di cosmetici, l’ha fornito di shampoo, balsami, tinte e prodotti di qualità. "Ogni giovedì mattina io sono qui per qualche ora per tagli, tinte e messinpiega", dice la volontaria Cinzia Gallerani, titolare di un rinomato salone a Finale, che ieri ha anche curato le acconciature per la sfilata. "Anche questo è uno spazio importantissimo – annota Gaia Barbieri –, perché non possiamo dimenticare che la bellezza è anche cura e ascolto".