Era notte, quella notte indimenticabile del 20 maggio, quando corremmo fuori dalle nostre case. Con il cuore in gola, la paura nelle vene. Era l’alba di quella domenica, quando a Finale corremmo a ‘cercare’ il paese: volevamo renderci conto di cosa fosse successo, capivamo già che quella notte avrebbe cambiato (forse per sempre) la nostra vita. E arrivammo davanti al Duomo: la facciata era squarciata, le pietre avevano invaso tutta la strada, la croce era crollata a terra. Furono dolore, lacrime. Sono stati giorni, mesi e anni difficili, e ne portiamo ancora addosso le ferite.
Ma ora, finalmente, dopo dodici anni, si riaccende una luce. Domenica 26 maggio il nostro amatissimo Duomo riaprirà al culto: un momento molto atteso e desiderato che non vedevamo l’ora di raggiungere. Sarà una giornata di festa, incastonata in una serie di appuntamenti e di iniziative. E ci piace salutare la rinascita come un momento speciale, che ognuno di noi tiene nel cuore, e che non vedeva l’ora di vivere. Osservare le fotografie di allora e metterle a confronto con la luce, il colore, la gioia e la meraviglia ritrovate di oggi è addirittura commovente. Ciascuno di noi a Finale custodisce memorie della sua vita in cui compare il Duomo: una festa, una cerimonia, la Cresima o il matrimonio, una nascita o un addio.
Chi ha qualche anno sulle spalle dunque rivedrà un luogo del cuore, legandovi il ricordo delle persone più care: il papà che ti ha tenuto in braccio il giorno del battesimo, la mamma con cui accendevi una candela alla Madonna delle Grazie, i sacerdoti (come don Ettore, indimenticabile parroco) che ti hanno detto una parola buona o hanno pregato insieme a te. I ragazzi più giovani invece scopriranno il Duomo per la prima volta e speriamo lo conoscano, lo custodiscano e gli vogliano bene per consegnarlo anche alle generazioni future. In tutto questo – una volta di più – potremo capire come il Duomo, con la sua storia e i suoi tesori, sia una Casa di Dio, ma anche una Casa dell’Uomo. Anzi, D’Uomo.