PAOLO TOMASSONE
Cronaca

Un laser aiuta le donne colpite da tumore

Tante pazienti con cancro alla mammella vivono una sorta di menopausa precoce. Disagio mitigato, al Policlinico, con un nuovo strumento

di Paolo Tomassone

Spesso si presenta con vampate di calore, sudorazioni notturne, insonnia, improvvisi cambi dell’umore, dolori muscolari o alle ossa. In alcuni casi si verificano complicanze genitourinarie che provocano fastidio ma anche dolore. Un disagio che impatta fortemente sulla qualità della vita delle giovani donne, spesso tenuto nascosto per vergogna e quindi non curato adeguatamente. È quello a cui sono sottoposte ogni anno decine e decine di pazienti (oltre 2mila in Emilia-Romagna) curate per un tumore alla mammella con terapie ormonali o con pesanti sedute di chemioterapia. Dovendo privarsi degli ormoni, in particolare degli estrogeni, è come se vivessero la fase di menopausa anche se ancora giovanissime, con tutte le problematiche legate alla sfera sessuale nei rapporti e nella normale vita quotidiana che ne conseguono.

La soluzione è stata trovata al Policlinico di Modena, dove è già entrato in funzione uno speciale sistema laser collocato in una stanza riservata della Radioterapia guidata da Frank Lohr. Il trattamento è ambulatoriale e prevede tre sedute da circa cinque minuti l’una, da ripetere eventualmente dopo un anno a seconda del tipo di reazione alla terapia. Le prime pazienti – una decina soltanto a Modena – hanno confermato un beneficio già a due settimane di distanza. La sindrome genitourinaria – che coinvolge circa il 1015% delle donne in cura presso il Centro oncologico modenese – è causata dalla riduzione di vascolarizzazione a livello delle parti intime, legate a un’alterazione del microbioma – i batteri che colonizzano il nostro corpi –: "è un po’ come se i tessuti nel corso dei trattamenti oncologici vengono a perdere la loro elasticità – spiega il direttore della struttura complessa, Massimo Dominici –. Il laser crea una lieve infiammazione a livello superficiale degli epiteli e questo riattiva la vascolarizzazione e consente la creazione di nuove fibre di collagene. È come se andassimo a ringiovanire i tessuti".

Questo tipo di terapia veniva finora somministrata soltanto presso le cliniche private, con un costo molto alto per le pazienti, fino a 300 euro per ogni seduta. Oggi, invece, questo viene garantito dalla sanità pubblica grazie alla donazione del macchinario (dal costo di circa 70mila euro) da parte dell’Associazione Angela Serra. "L’obiettivo che abbiamo in oncologia – ricorda il direttore Giuseppe Longo – non è solo quello di allungare la vita dei pazienti e quindi di aumentare di più la sopravvivenza ma anche di aumentare la qualità di vita durante il periodo delle cure". Fondamentale quindi uno strumento innovativo come il laser che il sistema sanitario non avrebbe potuto avere in dotazione senza la donazione dell’associazione, con ricadute pesanti sui pazienti. "Questo è la dimostrazione di come il volontariato sia un pilastro fondamentale per la nostra sanità pubblica che da esso trae stimoli, condivisione e sostegno. L’integrazione tra l’associazionismo e l’istituzione può produrre grandi risultati" dice il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Claudio Vagnini.