E’zucchero o sale? E’ farina o magnesio? Crema per il corpo o detersivo? Acqua o candeggina? Soltanto l’imballaggio può svelare la vera natura di una sostanza sfusa. Altro che banale ‘pacchetto’ o generico ‘contenitore’, oggi il packaging è diventato identità, innovazione, comunicazione e tecnologia. E proprio attraverso la tecnologia le imprese italiane del settore trasformano un involucro non solo in protezione e funzionalità, ma in un racconto. A queste imprese ambasciatrici del Made in Italy nel mondo è stata dedicata ’L’Anima del Packaging’, la celebrazione che si è svolta venerdì sera al Palazzo Ducale per festeggiare i 40 anni di Ucima, Associazione nazionale di Confindustria che riunisce i costruttori italiani di macchine per il confezionamento e l’imballaggio: circa 200 aziende dislocate su tutto il territorio nazionale, la maggior parte in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte.
"Un settore che rappresenta, in piccolo o in grande, l’economia italiana - ha spiegato il viceministro delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini –: un insieme di piccole e grandi aziende, di aziende familiari che sono cresciute, un insieme di aziende che riescono a camminare insieme, sulle spalle o a fianco le une alle altre, costruendo quel modello di sviluppo italiano che dobbiamo conservare".
Di fronte a un mondo sempre più globalizzato, "con sviluppi economici e politici imprevisti", occorre "fare quadrato e operare insieme". A questo servono - secondo il viceministro - le organizzazioni come Ucima: "C’è una parte di mondo che tira verso il super green, ma poi abbiamo i Paesi del Brics a cui queste cose non importano. Assistiamo a uno sviluppo economico divaricato, non esiste più il mondo come lo conoscevamo prima della globalizzazione; dobbiamo ricostruire le filiere e avere una visione molto più duttile e flessibile".
Una missione a cui partecipano in prima fila le imprese del settore che negli anni sono riuscite a innovare e rispondere alle sfide del mercato. "Attraverso riflessioni, interviste e storie di successo vogliamo esplorare i fattori che hanno contribuito al successo del packaging italiano, mostrando come questo settore straordinario non sia solo riservato ai grandi nomi" ha detto il direttore generale di Ucina Gian Paolo Crasta.
"Siamo qui per celebrare, giustamente, il nostro passato e i nostri 40 anni di attività - ha spiegato il presidente di Ucima, Riccardo Cavanna – ma siamo imprenditori sempre proiettati al futuro, per questo stiamo già pensando ai prossimi quarant’anni". Il settore del packaging italiano è in crescita, come emerge dalle statistiche del centro studi Ucima, nonostante un quadro economico e geopolitico estremamente complicato e nonostante un’agguerrita - e in diversi casi anche sleale - competizione da parte di competitor extraeuropei.
"Dalla nostra parte - ha aggiunto Cavanna - noi abbiamo una grande capacità di offrire linee flessibili, sicure e innovative che permettono di aggiungere efficienza superiore rispetto ai nostri competitor che ci copiano le macchine". A volte l’imballaggio è invisibile e lascia scorgere il contenuto: il cotone, la pasta, le pillole e i biscotti. Altre volte i prodotti sfusi sono ‘svelati’ dallo stesso involucro che li contiene. E’ il percorso raccontato nella mostra immersiva che, assieme alla performance dei ballerini di una scuola di danza modenese e a quella dell’artista Pierpaolo Peretta, hanno arricchito la serata ’L’Anima del Packaging’. "Il contenuto è importante, perché senza buon prodotto non c’è azienda alimentare o farmaceutica che possa avere successo sul mercato", ha concluso Cavanna.