Era l’aprile del 2021 quando l’allora 73enne Franco Cioni soffocò nel sonno la moglie Laura Amidei, 68 anni, da anni malata oncologica. Il terribile femminicidio – dramma della disperazione e della solitudine – era avvenuto in un’abitazione di via Degli Esposti, a Vignola.
Ieri la pubblica accusa, rappresentata dal procuratore capo Luca Masini, davanti alla Corte D’Assise ha chiesto per l’anziano 21 anni di carcere: il minimo della pena.
Il pm ha chiesto che vengano considerate prevalenti le attenuanti di particolare valore morale quindi la pena, ridotta di un terzo scenderebbe a 14 anni di carcere.
La difesa dell’uomo, nella persona dell’avvocato Simone Bonfante ha chiesto che vengano considerate prevalenti anche le attenuanti generiche, che non potrebbero esserlo stante il codice rosso che inasprisce le pene. Ma, secondo la difesa, l’aggravante della violenza di genere prevista dal codice rosso, in questo caso, ‘esula’ dal contesto in cui è maturato il delitto. Per questo il legale ha chiesto che la questione venga sollevata in Corte costituzionale e la Corte si è riservata nel merito. Nel caso in cui la richiesta del legale venga accolta, il processo sarà sospeso.
In caso contrario la sentenza è attesa per il nove novembre. "Amava profondamente la vittima – ha discusso in aula l’avvocato –, Cioni aveva dedicato la vita alla famiglia e al lavoro. Devono essere tenute in considerazione le modalità in cui il delitto è stato commesso: la signora dormiva profondamente, era in condizioni cliniche gravi e questo ci fa pensare che la morte sia giunta molto velocemente".
‘L’ho uccisa prima che me la portassero in una casa di riposo. Almeno è morta nel suo letto’ – disse l’imputato ai carabinieri, avvisandoli di quanto appena commesso. "Ciò che voleva – ha sottolineato in aula il legale – era accontentare le volontà non espresse della moglie che ben conosceva, avendo vissuto con lei una vita intera".
v.r.