REDAZIONE MODENA

Uccise il pitbull del cognato. Condannato e dieci mesi

Disse che aveva accoltellato il cane dopo che aveva aggredito sua moglie. Ma per la procura non aveva motivi.

Il cane era stato ucciso a coltellate

Il cane era stato ucciso a coltellate

Uccise con due coltellate il cane del cognato, dopo che l’animale aveva aggredito improvvisamente la moglie incinta. Il giovane, un tunisino 35enne, è stato condannato ieri mattina a dieci mesi di carcere per uccisione di animale e minacce. Pena sospesa. Il legale difensore ha già annunciato che presenterà appello. I fatti risalgono al maggio del 2021, a Pavullo. Secondo quanto raccontato dall’imputato quella sera il pitbull, di proprietà appunto del fratello della moglie, in dolce attesa, si era scagliato contro la ragazza all’improvviso, mentre la stessa si trovava seduta a tavola. L’animale l’aveva aggredita, mordendola sul volto ma l’imputato non era riuscito in nessun modo a spostare il cane. Per questo motivo, a suo dire, aveva afferrato il coltello e colpito l’animale, uccidendolo con due fendenti. "Volevo salvare mia moglie", aveva poi dichiarato ai carabinieri, intervenuti sul posto. La donna era stata soccorsa subito dai sanitari del 118 e trasportata in ospedale, viste le numerose lesioni riportate al volto. La giovane era stata poi dimessa con una prognosi di 20 giorni. A denunciare l’imputato era stato il proprietario dell’animale, un pavullese 30enne secondo il quale il cognato aveva in realtà ucciso il suo pitbull senza alcuna ragione. Una volta terminate le indagini la procura aveva emesso il decreto di giudizio immediato nei confronti del giovane tunisino, finito a processo per aver, con "crudeltà e senza necessità" – secondo la procura – ammazzato il cane del cognato. Nei confronti del ragazzo era stato anche contestato il reato di minacce, avendo quel giorno telefonato al cognato, ‘promettendogli’ di fargli del male e annunciandogli appunto che avrebbe ammazzato il suo cane. La difesa in aula ha sostenuto che l’imputato agì solo nell’interesse della moglie; al fine di difenderla dall’aggressione dell’animale che non avrebbe avuto alcuna intenzione di fermarsi se – ha dichiarato l’imputato – lo stesso non fosse intervenuto colpendolo. Ieri, alla fine, la condanna a dieci mesi, pena sospesa