VALENTINA REGGIANI
Cronaca

"Uccise anche la madre". Seconda accusa per Capucci

Omicidio di Vignola, il 70enne era già a processo per il delitto del fratello. Ieri la prima udienza del procedimento dopo l’unificazione dei due fascicoli.

L’abitazione di via Torino a Vignola dove sono stati trovati cadavere madre e figlio

L’abitazione di via Torino a Vignola dove sono stati trovati cadavere madre e figlio

E’ entrato nel vivo, ieri mattina, con l’ammissione delle prove del pm e della difesa e l’unificazione dei due distinti fascicoli il processo contro Uber Capucci, 70 anni, ora accusato di duplice omicidio volontario per la morte della madre e del fratello Emore di 67 anni.

Le vittime erano state trovate decedute nella casa di famiglia di Vignola, nell’ottobre del 2023, e inizialmente l’imputato era finito a processo, davanti alla Corte d’Assise presieduta dalla dottoressa Ester Russo, solo per l’uccisione del fratello Emore. Per la morte della madre 80enne Anna Malmusi, invece, il procedimento era stato stralciato lo scorso anno al fine di proseguire le indagini sulle cause del decesso.

Ma ieri i fascicoli sono stati unificati. Secondo la pubblica accusa, infatti, l’imputato, premeditò il delitto di entrambi i congiunti. A parere della difesa, invece, l’anziana madre morì per cause terze: naturali o ‘indotte’ dall’altro figlio. Ieri infatti la difesa, nella persona dell’avvocato Fabio Bazzani ha prodotto la prima consulenza tecnica del proprio perito di parte, medico legale dottoressa Sara Mantovani, relativamente al decesso di Anna Malmusi, questione delicata e centrale sulla quale il consulente della difesa reputa vi siano tutti gli elementi per ricondurlo a decesso naturale. Fin dall’inizio la dottoressa Mantovani ha partecipato all’esame autoptico sia di Emore che dell’anziana madre.

Il prossimo 6 maggio è prevista l’escussione dei primi testimoni: si inizierà con i militari del Ris di Parma per quanto riguarda tracce ematiche e Dna presenti nell’appartamento teatro del presunto duplice delitto. Ieri, inoltre, la difesa ha prodotto documenti sanitari dei fratelli al fine di far comprendere alla corte il contesto di fragilità psicologica e psichiatrica in cui è maturato il terribile omicidio.

A trovare i corpi di mamma e figlio, la sera del primo ottobre di due anni fa era stata la figlia di Uber, dal momento che il padre non rispondeva al telefono. In sede di interrogatorio l’imputato aveva ammesso che quel giorno aveva avuto una violenta lite con il fratello, poi degenerata nel decesso. La procura ha contestato all’imputato l’aggravante della premeditazione, sostenendo come quel giorno, il primo ottobre del 2023 l’imputato si fosse recato nell’abitazione di famiglia a Vignola proprio con l’intento di uccidere i congiunti a fronte di una delicata situazione familiare. Circostanza che la difesa, rappresentata dall’avvocato Fabio Bazzani appunto contesta fermamente ritenendo invece che il quadro indiziario o probatorio indichi un evento d’impeto.

Valentina Reggiani