Modena, 11 maggio 2023 – Era il 2014 quando un giovane tunisino, all’epoca adolescente, arrivò in Italia come minore non accompagnato per poi essere accolto da una cooperativa che gestiva una comunità a Modena. Dopo una lite con alcuni coetanei, uno di questi, albanese, lo colpì con un cacciavite al collo. Il minore riportò danni gravissimi, tanto da finire in carrozzella e riportare, ad oggi, gravi danni agli arti inferiori. La seconda sezione civile del tribunale, nei giorni scorsi ha condannato la cooperativa in questione, in persona del rappresentante legale pro tempore a corrispondere alla vittima, a titolo di risarcimento del danno, 873mila euro.
Il giovane albanese era stato condannato, per lesioni gravissime, nell’ambito del processo penale a cinque anni di reclusione. L’episodio era avvenuto appunto ad ottobre del 2014 all’interno del centro d’accoglienza per minori non accompagnati e il giorno dell’aggressione – come risultato dagli accertamenti – c’era stato un primo tafferuglio tra alcuni adolescenti accolti, tra cui appunto l’aggressore e la vittima. Inizialmente la lite sembrava placata ma, poco dopo, i contendenti si erano nuovamente affrontati ed era spuntato il cacciavite che – a detta dell’albanese – lo stesso aveva afferrato temendo l’aggressione da parte dei tunisini. Secondo i legali del giovane, difeso dagli avvocati Gianfranco Balugani e Saverio Malaguti, l’episodio era legato ad una totale assenza di controllo e vigilanza degli operatori preposti, che non erano intervenuti a sedare una lite scoppiata tra i minori nel campo di calcio. A seguito del fendente il minore aveva riportato lesioni tali da compromettere del tutto la abilità dello stesso, riducendolo, in un primo momento, su una seggiola a rotelle e poi, dopo lunga e soffertissima riabilitazione, ad una condizione comunque bisognosa di assistenza permanente e oggi il ragazzo non deambula normalmente.
Il giudice – nel confermare la responsabilità della cooperativa – ribadisce nella sentenza come nei giorni precedenti ci fosse stato un contrasto tra i minori e come gli stessi fossero in possesso di oggetti atti ad offendere. "Il possesso di un cacciavite è un ulteriore elemento che non è compatibile con un’attività di vigilanza adeguata, specie in una comunità di adolescenti di diverse provenienze geografiche e per il loro vissuto potenzialmente o concretamente portatori di varie problematiche. Dopo aver premesso che il mio assistito ha dovuto sopportare sofferenze e paure indicibili a seguito della condizione in cui inizialmente si è venuto a trovare ed ancora oggi – seppur parzialmente – si trova, volevo porre in evidenza come il Tribunale di Modena si sia dimostrata una sede oltremodo adeguata in funzione del riconoscimento dei diritti, non solo del mio assistito, ma della persona tout court intesa – afferma l’avvocato Malaguti. Il mio cliente ha subito un’aggressione, con conseguente gravissima lesione, all’interno di un centro di accoglienza per stranieri minori non accompagnati. Un contesto ove la sicurezza degli ospitati è elemento fondamentale ed imprescindibile. Il centro di accoglienza ha respinto ogni sorta di responsabilità, cercando di addossare al mio cliente ed all’aggressore un contegno che invece spettava al personale del centro di accoglienza evitare che venisse posto in essere".