Modena, 6 luglio 2018 - Nel momento più bello è arrivata la notizia più drammatica: un tumore al seno durante la gravidanza; un evento raro, il 2% dei tumori mammari. Ma la forza e il coraggio di una 36enne modenese, insieme all’esperienza e professionalità dei medici che l’hanno avuta in cura hanno permesso il miracolo. La donna infatti è guarita completamente dal carcinoma maligno in entrambi i seni, diagnosticato al quarto mese di gravidanza. Ora mamma e bambino stanno entrambi benissimo.
LEGGI ANCHE: Malata di tumore viene operata dopo il parto / FOTO
Ma quando la ‘sentenza’ è arrivata, ovvero la diagnosi di tumore al seno durante la gestazione, la 36enne si è inizialmente trovata dinanzi alla scelta più difficile: avere salva la propria vita o metterla a rischio per far nascere il bambino?
Un dilemma a cui la donna si è trovata di fronte ma, grazie al supporto di un’equipe di medici modenese altamente qualificata è riuscita a guarire senza rinunciare alla gioia della maternita.
Infatti la 36enne è stata presa subito in cura dalla Breast Unit e dall’Ostetricia e Ginecologia del Policlinico, grazie ad un protocollo studiato appositamente per il raro caso e ad una nuova tecnica di asportazione dei linfonodi sentinella. Tante ‘menti’ si sono messe insieme per riuscire a compiere il miracolo, salvando la vita alla donna e al suo bambino. Ma non solo perchè la malattia è stata sconfitta del tutto.
Una sfida vinta dunque dall’equipe dell’Unità integrata per la lotta al tumore al seno guidata dal professor Giovanni Tazzioli (responsabile della Chirurgia Oncologica Senologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena e del Percorso Diagnostico Terapeutico per la cura del tumore della mammella) con un approccio multidisciplinare, ovvero coinvolgendo gli specialisti non solo di oncologia e chirurgia senologica, ma anche di ginecologia e ostetricia, mettendo sempre al centro le esigenze della paziente.
«Dopo la difficile diagnosi abbiamo studiato un piano terapeutico per curare la madre senza compromettere la salute del nascituro – spiega il professor Tazzioli – abbiamo lavorato sempre in equipe decidendo di trattare la paziente per circa 12 settimane con un particolare protocollo chemioterapico studiato per minimizzare i rischi di danni al nascituro».
La terapia a cui la 36enne è stata sottoposta è durata circa due mesi e mezzo. La dottoressa Laura Cortesi, oncologa della Breast Unit, spiega come la stessa sia stata utilizzata per ridurre la dimensione dei due noduli, in modo da ottimizzare l’effetto dell’intervento chirurgico».