
Era stato l’allora parroco don Ettore Rovatti, nel’95, a volere che il Santuario degli Obici fosse ‘abitato’ da una congregazione religiosa. "Aveva inviato duecento domande ad altrettanti Ordini e Congregazioni in Italia e in Europa, e solo noi avevamo risposto, e di sì". Padre Paul Marie de Mauroy, priore del Santuario degli Obici della Comunità francese dei Frati di San Giovanni, esorcista, laurea in ingegneria, filosofia, teologia, cofondatore Iad (Associazione internazionale di liberazione), racconta così la nascita di quel forte legame instaurato nel corso dei lunghi anni tra loro, i frati, la gente di Finale, della Bassa e di numerose altre province italiane.
Un legame che, spiritualmente, non sarà mai spezzato, ma fisicamente si. Dopo il Perdono di Assisi, che la Comunità celebra ogni anno i primi di agosto, i due frati rimasti dovranno lasciare gli Obici. "Torneremo in Francia, siamo stati chiamati dalla nostra Congregazione, le vocazioni purtroppo sono in calo e occorre riunire le forze rimaste. Non ci lasceremo per sempre, tuttavia, ogni due mesi torneremo una settimana, qui al seminario di Finale e alla Chiesa di Bologna, che chiuderà in ottobre, per continuare il cammino spirituale con gli oblati".
Padre Paul Marie, dopo 25 anni il Santuario degli Obici resterà in silenzio. Come avete accolto la notizia?
"Con tanto dispiacere, anche dei tanti finalesi con i quali del corso degli anni abbiamo instaurato un bellissimo rapporto, un legame molto forte. Un francese che scopre l’Italia altro non può che diventarne dipendente. Voi italiani siete sempre molto disponibili, gente carina, e anche chi non si professa cristiano o praticante lo è. L’unica nota positiva, rispetto a questa situazione causata dalla mancanza di vocazioni, è il fatto che il nostro Priore provinciale ci dà la possibilità, che sfrutteremo, di tornare in Italia ogni due mesi. Io qui a Finale, padre Maria Elia a Bologna. Senza contare che, volendo il Signore, e la situazione internazionale generata dal Covid, in ottobre faremo il nostro consueto pellegrinaggio all’Isola di Patmos, dove San Giovanni ha ricevuto le rivelazioni contenute nell’ultimo libro della Sacra Bibbia, l’Apocalisse".
Cosa ricordate maggiormente di questi lunghi anni trascorsi a Finale Emilia?
"Il rapporto splendido con le persone, con la parrocchia di Finale, i tanti seminari di teologia, gli incontri di preghiera con il parco del Santuario pieno di fedeli, e tra quelli meno belli il sisma. Siamo stati impegnati nella ricostruzione e abbiamo concluso tutti i lavori. La cosa davvero sorprendente è che ce ne andiamo proprio nel momento in cui la Regione firma, e lo ha fatto pochi mesi fa, il contributo. La ricostruzione ha avuto un percorso complesso, la Casa, dove vivremo ancora per pochi giorni, è sotto il vincolo della Soprintendenza".
Il parroco don Daniele Bernabei pare abbia intenzione di trasformare la residenza in Casa protetta. E’ così?
"Sì, l’immobile è della Parrocchia. Il Santuario, la chiesa, quella resterà aperta ai fedeli, perché da sempre questo luogo è punto di riferimento per chi vuole pregare nel silenzio e per tanta gente di passaggio. Da anni, ogni giorno, si alterna un gruppo di preghiera. La Bassa modenese e Finale hanno sofferto tanto. Finale forse di più, sisma, alluvione, inchiesta Aemilia hanno portato tanto smarrimento e dolore. C’è bisogno di tanta preghiera, e di aprire il cuore a Gesù".
Dove sarete destinati?
"In Alta Provenza, in una casa di silenzio contemplativa, e non mancheremo, ogni giorno, di pregare per Finale e la Bassa modenese e per quanti abbiamo conosciuto nel corso di questi bellissimi 25 anni trascorsi qui, in questa terra".
Viviana Bruschi