di Sofia Silingardi
"La narrazione della Regione è ’siamo stati bravissimi a risolvere tutti i problemi del terremoto, oggi non ci sono più problemi’. Quindi chiedere lo stato di emergenza è un modo per ammettere che qualcosa non va. Questo però si scontra con la realtà". Per questo è stata presentata ieri una mozione che richiede la proroga dello stato di emergenza in favore dei comuni colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 fino al 31 dicembre 2024 da Antonio Platis, Capogruppo FI in Provincia, e Francesco Pullè, capogruppo di San Felice. Con la mozione si impegnano il sindaco e la giunta "a sollecitare il Governo, di concerto con la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Modena e con i Comuni interessati, affinché approvi la proroga dello stato di emergenza per i Comuni del cratere almeno fino ala 31 dicembre 2024, nonché adotti tutti i provvedimenti legislativi necessari al fine di superare la limitazione temporale imposta allo stato di emergenza nazionale (1 anno) e adotti altresì tutte le altre misure a esso connesse, come la possibilità di avvalersi del personale straordinario".
"Ci sono un migliaio di pratiche non ultimate: – spiega Antonio Platis di FI – per un importo di 415 milioni ne sono stati pagati in realtà 190, neanche il 50%. L’avanzamento medio di queste pratiche è ancora al 41,23%. Anche nel pubblico, su 1746 richieste di intervento, i cantieri ad oggi completati sono 715, quelli in corso 261 e 380 ancora da avviare. È evidente che la ricostruzione sia tutt’altro che terminata e che lo stato di emergenza vada prorogato almeno di un anno per permettere di avere quei benefici tecnici, organizzativi e normativi per poter fare di più". "Dall’autorizzazione dei cantieri ad oggi – precisa l’ingegner Pullè – sono passati quattro anni, che è il tempo massimo che doveva essere impiegato per chiuderli. Quindi essere solo al 40% significa che c’è ancora tanto da lavorare. Ma soprattutto non esiste oggi uno strumento al di fuori dello stato di emergenza, se non un’ordinanza dei sindaci di dare ulteriori tempi in deroga. La proroga dello stato di emergenza permetterà anche a tutte queste pratiche incagliate di riuscire a ripartire".
Oltre a dare più tempo dà anche la possibilità alle forze politiche di dialogare con il Governo per rivedere l’organizzazione commissariale. La ricostruzione è tutt’altro che terminata, ma l’impressione che abbiamo è che purtroppo qualcuno a Bologna pensa il contrario: ad esempio sono oltre 9 mesi che non viene convocato un tavolo congiunto con imprese e tecnici. I lavori pubblici rimasti indietro r Quest’ordine del giorno muove i passi proprio su questo, abbiamo bisogno di un anno in più di stato di emergenza".
"I centri storici di diversi paesi – conclude Platis – sono ancora fermi con pratiche importanti. Ci sono realtà come Bomporto, Campogalliano e Nonantola, che non sono nell’epicentro del cratere, ma sono ancora ferme. Per non parlare della ricostruzione pubblica che, giustamente, è stata lasciata alla fine, ma ha un percorso che va affrontato. Nonostante i terremoti dell’Aquila, dell’Emilia, di Amatrice e l’alluvione, noi non abbiamo una legge di sistema, ma dobbiamo ricorrere quasi sempre al commissario. Certo è difficile trovare uno strumento che si adatti a ogni situazione, ma va affrontato".