REDAZIONE MODENA

Terapia del dolore ’wireless’, anziana torna a camminare

Intervento innovativo su una paziente di Campogalliano con cisti di Tarlov. L’equipe di Vignola le ha impiantato un neurotrasmettitore nella schiena

Dal sistema sanitario modenese si apre una speranza più che concreta per chi soffre di "Cisti di Tarlov", una patologia rara che vede appunto cisti formarsi in corrispondenza della colonna vertebrale, provocando uno schiacciamento dei nervi intercostali e, di conseguenza, un dolore molto forte e invalidante. La testimonianza vivente che si può vincere questa malattia è tutta nel sorriso e nella soddisfazione di Marisa Rossetti da Campogalliano, che lo scorso aprile, finalmente, è stata ’liberata’ – grazie a un intervento eseguito all’ospedale di Vignola – da un male che la affliggeva da quasi 13 anni. A confermare che questa patologia provoca un vero e proprio calvario nelle persone che ne sono affette e, di conseguenza, condiziona anche la vita dei familiari più stretti, è Cristina, figlia di Marisa, che ha seguito da vicino tutto l’evolversi della malattia e la scorsa primavera ha portato sua mamma in carrozzina all’ospedale di Castelfranco, perché dal dolore non riusciva a camminare quasi più. "Sono stati 13 anni durissimi – spiega Cristina – anche perché mia mamma, nonostante le fossero stati prescritti anche oppiacei per lenire il dolore, non riusciva comunque quasi mai a riposare per il dolore latente che avvertiva. Inizialmente, peraltro, questa patologia rara non le era stata diagnosticata e il suo male è stato trattato come un’ernia. Solo nel 2016, quando ci siamo rivolti al Centro di Terapia Antalgica di Castelfranco Emilia, a seguito di una risonanza magnetica le è stata riscontrata questa patologia. Allora, purtroppo, non c’era ancora una cura per la Cisti di Tarlov, e siamo andati avanti per anni con infiltrazioni anti dolore. Poi, lo scorso marzo, la direttrice del Centro, Cristina Mastronicola, che non finirò mai di ringraziare, ci ha fatto due proposte: una era quella di applicare una sorta di pompetta di morfina dietro la schiena, che sarebbe stata da ricaricare una volta al mese, l’altra era quella di tentare la strada di un apparecchio di stimolazione wireless, del tutto innovativo. Abbiamo scelto questa seconda opzione e, in poco tempo, mia madre è tornata letteralmente alla vita. Ora guida anche la macchina ed è stata due mesi al mare. Si è anche potuta permettere di togliersi questo apparecchio una mezza giornata perché sta veramente bene. Ringrazio davvero tutti i medici che ci hanno assistito in questa nostra vicenda, e mi auguro che questa testimonianza possa essere una speranza per chi soffre della medesima patologia". "L’équipe del Centro di Terapia Antalgica – spiegano da Ausl Modena – in collaborazione con i professionisti del blocco chirurgico dell’Ospedale di Vignola, ha utilizzato un dispositivo che ha consentito alla paziente di tornare ad avere una vita autonoma". E’ stato impiantato nella schiena della paziente un particolare impianto wireless che emette neurostimolazioni per controllare il dolore causato dalla compressione dei nervi. "La signora – conferma Cristina Mastronicola, direttrice del Centro di Castelfranco – aveva una scala del dolore di 8 punti su 10 ed era costretta su una carrozzina".

Federica Casoni, direttrice del Distretto di Vignola e responsabile di Direzione Sanitaria dell’ospedale di Vignola, aggiunge: "Il percorso è stato seguito da Federica Vaccari coordinatrice dell’area omogenea chirurgica, Federica Barani coordinatrice del blocco operatorio e dai 2 uffici di pre-ricovero. Ringrazio tutti i professionisti per impegno e dedizione".

Marco Pederzoli