GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

‘Stazione piccola’, il prof Pellacani: "Il nuovo progetto cancella la Storia. Sfregio all’armonia del paesaggio"

L’ex rettore critica il piano di riqualificazione annunciato dal Comune e finanziato dalla Regione "Evapora la speranza di un’inversione di rotta rispetto alla devastante urbanistica degli ultimi 30 anni"

Il rendering del progetto della futura sede di Its Maker al posto dell’ex stazione piccola

Il rendering del progetto della futura sede di Its Maker al posto dell’ex stazione piccola

Modena, 11 agosto 2024 – "La ‘stazione piccola’ ovvero la sistematica cancellazione della memoria del paesaggio urbanistico modenese". In poche parole l’ex rettore Gian Carlo Pellacani demolisce la riqualificazione della stazione ferroviaria di piazzale Manzoni: "Notizia apparentemente rassicurante di iniziativa di rigenerazione urbana – premette anche Pellacani – in realtà notizia preoccupante e deludente che smentisce le promesse di nuova politica di sindaco e giunta, strombazzate in campagna elettorale. Nel caldo estivo, prosegue l’ex rettore, “evaporano promesse e speranze di una cittadinanza che aveva osato credere a un cambiamento, anche minimo, e a un passaggio di testimone dalla devastante urbanistica degli ultimi 30 anni a un nuovo rispetto delle poche aree rimaste di pubblica utilità e di possibile virata verso tutela di aree libere, potenzialmente verdi".

Nulla di nuovo sotto il sole, prosegue Pellacani, "invece, anzi una pervicace insistenza sulla continuazione di politiche urbanistiche distruttive e speculative. Prova ne è la scelta di considerare la palazzina antistante la piazza come un edificio a se stante, avulso dall’area circostante in cui era inserita con una precisa scelta artistica, paesaggistica, funzionale". Ma la stazione piccola "non è e non è mai stata ’stazione piccola’, se non per dimensioni rispetto ad una stazione più centrale. Solo da ora in poi diventerà piccola: una parte di un tutto strappata impunemente dal contesto paesaggistico e funzionale di tutta l’area. Ce lo insegnano i progetti di edificazione e funzionalità degli anni trenta e la visione del tempo di una urbanistica come visione moderna che la collegava al resto della città".

Costruita nel 1934, in uno stile eclettico di neogotico e neo rinascimentale, ricorda Pellacani, "presentava già sotto il profilo artistico una scelta coerente col paesaggio circostante: nessuna tentazione razionalistica, nuova soluzione impiegata con successo già in quel primo decennio trenta-quaranta, nessun trionfalismo littorio celebrativo del regime, ma l’allargamento coerente della città e il potenziamento di un servizio pubblico. Il complesso della stazione piccola – il complesso e non solo questo edificio – si poneva come prolungamento di un viale, allora alberato, poi straziato dai condominii degli anni settanta, in un contesto di basse abitazioni e villette che ancora oggi si incrocia su via Cucchiari, che univa la Modena del centro all’altezza di san Pietro con la Modena dei trasporti e quindi della connessione al contado tramite linea ferroviaria. Tutta l’area è dunque un complesso artisticamente e funzionalmente integrato in un paesaggio circostante".

E come tale, rimarca l’ex rettore, "ancora oggi va considerata. Ogni struttura entro il perimetro, funzionalmente pensata e degna di valutazione storica e artistica, andrebbe mantenuta e rigenerata.

Che fine faranno invece tutti i manufatti edilizi che completavano la struttura frontale? Perché non verranno a loro volta conservati, restaurati, riutilizzati? Sono tanti, molti di fine costruzione e di molteplici potenzialità di riutilizzo. Ovvia la risposta: demoliti come si è fatto per trent’anni e sostituiti dalle solite costruzioni di speculazione edilizia e di modestissima valenza architettonica, da buttare sul mercato delle abitazioni private e magari con l’ennesimo super mercato annesso".