
Le due stazioni per Modena e per Reggio sono separate seppur distanti poche decine di metri. Perché non sopprimere una delle due e collegare i binari, scommettendo in futuro su una metropolitana di superficie che da Carpi arrivi a Reggio? La proposta corre sui social e infiamma il dibattito sulla mobilità sostenibile. L’appello è rivolto ai "rappresentanti politici del territorio: non solo Sassuolo naturalmente, ma anche Modena, Carpi, Reggio". Anche in vista dell’arrivo, si spera, delle risorse del recovery fund. L’idea di fondo è unire le sue stazioni (attualmente entrambe gestite da Fer, Ferrovie Emilia Romagna) scommettendo sulla ferrovia unica che colleghi Carpi, Modena, Formigine, Sassuolo, Scandiano, Reggio. Attraversata nel caso da una metropolitana leggera di superficie. "Sarebbe una vera rivoluzione nella mobilità delle persone nelle nostre due province – riflette uno dei cittadini che avanza la proposta - è chiaro che unire le sue stazioni in sé non avrebbe valore, ma investendo in una prospettiva intercomunale vorrebbe dire cambiare la mobilità per un bacino di circa 400mila persone". La suggestione evoca un progetto lanciato nei primi anni del 2000 dalla giunta del sindaco Laura Tosi contenuto nel Programma d’area che a sua volta richiamava un elaborato della giunta di Dezio Termanini di metà degli anni ’80 e che prevedeva appunto l’unificazione delle due stazioni. D’altronde una volta si trattava di binario unico: poi negli anni ’50 la tratta è stata coperta dall’asfalto e i due punti sono stati divisi. Qualora si dovesse anche solo cominciare a ragionare sull’ipotesi è chiaro che dovrà essere previsto un tunnel per evitare di spaccare in due uno snodo importante per la città dove ci sono strade ad alto scorrimento come la via Radici, negozi e servizi. Una prospettiva che richiederebbe uno studio molto approfondito come è evidente. C’è comunque interesse da parte dei cittadini, il dibattito che si è aperto è la dimostrazione. Ma numerose sono anche le perplessità. Intanto si pone l’accento su quale priorità possa avere un intervento sicuramente molto oneroso: occorre avere idee chiare sul se e sul quanto si voglia investire sulla mobilità sostenibile. In seconda battuta è chiaro che le risorse del recovery fund possano far gola, però quel denaro potrà essere intercettato, in base a quanto sostiene l’Unione europea, solo per progetti che abbiano una certa concretezza ad andare al 2026: niente studi di fattibilità per capirsi, ma progetti reali. Anche il sindaco Gian Francesco Menani approva in linea di principio la proposta: "Io personalmente sarei d’accordo, è un’ipotesi di cui ogni tanto si parla e ci vede favorevoli, il problema è che costa davvero tanto: bisognerà vedere se al Ministero possano esserci fondi per un intervento di questo genere".
Gianpaolo Annese