Il processo
Modena, 17 febbraio 2015 - Assillare l’ex moglie per il bene della figlia non è reato. Lo ha deciso ieri il giudice che ha assolto - perché il fatto non sussiste - un papà di 40 anni denunciato per stalking dall’ex coniuge in quanto, per due mesi, l’aveva seguita e ‘bombardata’ di telefonate affinché le facesse vedere la figlia, ingrassata a seguito della separazione.
Questo padre era preoccupato per la salute della bambina, che ora ha 9 anni, diventata appunto obesa nei mesi in cui era stata affidata alla madre. L’uomo aveva diritto di visita ma, a suo dire, non sempre veniva rispettato.
Dopo la querela sporta dalla donna nel 2012, la Procura aveva aperto un’inchiesta indagando il 40enne per stalking proprio a causa della miriade di telefonate quotidiane alla donna e dei suoi appostamenti davanti alla scuola della figlia. L’uomo è stato rinviato a giudizio e ieri il pm ha chiesto un anno di reclusione.
Ma alla fine il giudice lo ha ritenuto innocente. «Si è compreso che ciò che ha fatto questo padre – commenta il suo legale, l’avvocato Giuseppe Calaresu – è dovuto alla condizione di non poter vedere la figlia malgrado il diritto di visita acquisito in sede di separazione civile. Dal punto di vista morale il comportamento può essere stato davvero assillante, ma non ci sono responsabilità dal punto di vista penale. Questo padre voleva solo vedere la figlia ed era proccupato della salute della bambina». L’ex moglie si era anche costituita parte civile al processo chiedendo un risarcimento danni.
Ma il giudice ha dato ragione al papà che, evidentemente, ha agito per troppo amore nei confronti della bambina accorgendosi che la piccola era ingrassata anche a causa dello stress psicologico causato dalla separazione dei genitori, un divorzio difficile fatto di continui diverbi e ripicche. La speranza, ora, è che archiviata la lite in tribunale (ammesso che la donna non faccia ricorso) il rapporto tra ex coniugi si riappacifichi per il bene della bambina.