REDAZIONE MODENA

"Speriamo che la vicenda serva da monito"

Ghini e Pellegrini concordano sull'ammissione dei due imputati al lavoro per risarcire Checchia. La perizia medico-legale supporta la tesi difensiva. La lite tra ragazzi non fu tentato omicidio.

Su una questione l’avvocato difensore Roberto Ghini concorda con il legale di parte civile Marco Augusto Pellegrini con cui ieri vi è stato pure un abbraccio in aula: ammettere i due imputati alla possibilità di lavorare per versare il dovuto a Checchia, negata nell’aprile 2023 dal gup in accoglimento del parere del pm. "I nostri assistiti sono dispiaciuti e intendono risarcire Checchia, rimasto ferito per una fatalità dopo che una lite tra ragazzi si è trasformata in qualcosa di più. Le nostre richieste sono state tutte accolte: non si trattò di un tentato omicidio, ma di un fatto diverso, sul quale le indagini sono state carenti e la richiesta di pena sproporzionata – dichiara Ghini, difensore insieme agli avvocati Valentina Schenetti e Roberta Pasquesi –. Speriamo che la vicenda serva almeno da monito perché i giovani capiscano che da una lite possono derivare conseguenze serie".

Il rito abbreviato, inizialmente respinto dal gup, era condizionato a una perizia medico-legale chiesta dalla difesa e disposta dall’attuale collegio dei giudici, dopo essere stata in passato negata. "La perizia di Lorenzo Marinelli dell’Università di Ferrara si basava esclusivamente sugli atti della Procura, alla cui tesi oggettivamente aderiva. Il nostro consulente tecnico, Cristiano Barbieri dell’Ateneo di Pavia ha fornito una ricostruzione alternativa che pare essere quella seguita dal tribunale. Il colpo non denotava in maniera oggettiva l’intenzione di uccidere; con ogni probabilità l’emorragia cerebrale fu dovuta al contraccolpo causato dalla caduta al suolo".

Nell’arringa Ghini aveva argomentato: "Checchia reagì al pugno, lo disse lui stesso, e Vernucci nel frattempo gettò il sasso, però alla cieca. La visione dei filmati permette una ricostruzione molto diversa da quella del pm e della parte civile". E ancora: "Si parla di accerchiamento di Checchia, di isolamento e di calci in faccia che però non ci furono: ci fu una dichiarazione di una ragazza, ma Checchia, a cui va dato il merito di non aver avuto astio verso chi lo mandò in coma, l’ha smentita".

al.cod.