VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Spaccio internazionale di droga, rischia 12 anni di carcere in Spagna: "Non estradatelo, è innocente"

Un 37enne è ritenuto al centro di un traffico di cannabis tra l’Italia e la penisola iberica, l’appello dei legali: "E’ incensurato e le prove sono carenti. Mandato d’arresto controverso, chiediamo non venga consegnato"

Alexandro Maria Tirelli, avvocato esperto di diritto internazionale

La Spagna chiede la sua consegna immediata e, per i reati di cui è accusato, rischia tra i 12 e i 14 anni di carcere: pena richiesta dal pm titolare del fascicolo all’estero. L’uomo, un 37enne di Cavezzo, infatti è stato arrestato nell’ambito di una delicata inchiesta che ha portato a stroncare un traffico internazionale di droga tra Italia e Spagna.

Secondo gli inquirenti proprio il 37enne avrebbe fatto parte dell’associazione dedita al narcotraffico, una sorta di ‘cartello’ composto da italiani e persone dell’Est Europa. I legali del 37enne hanno presentato istanza alla corte d’Appello di Bologna affinché rigetti la domanda di consegna dell’indagato alla Spagna e la decisione è attesa per il prossimo giovedì.

Al centro della vicenda c’è Adolfo Abatiello, 37enne casertano residente in Cavezzo, operaio e attualmente agli arresti domiciliari a casa del fratello dopo la notifica nei giorni scorsi, da parte dei carabinieri del mandato di arresto europeo. La Spagna richiede la consegna dell’uomo per il pesante reato di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, appunto: cannabis per la precisione.

Secondo l’autorità giudiziaria spagnola, che ha condotto e recentemente concluso le indagini, Abatiello sarebbe uno dei membri attivi della citata organizzazione criminale: avrebbe pernottato in alcuni locali in uso alla associazione e avrebbe acquistato beni utili alla coltivazione delle piante e viveri per i coltivatori. Non è così per la difesa, però, rappresentata dagli avvocati Alexandro Maria Tirelli, esperto di diritto internazionale e sovrintendente dell’Osservatorio internazionale sul mandato d’arresto europeo, e Maria Valentina Miceli. I legali fanno presente nell’atto depositato come l’indagato non sia mai stato sorpreso a compiere personalmente atti volti alla prosecuzione o sussistenza della organizzazione e chiedono quindi alla corte d’Appello di non consegnarlo alla Spagna. "Non è emerso nulla di concreto nei confronti di Abatiello, marito e lavoratore in una carrozzeria, incensurato" affermano. Non solo: i legali fanno presente come fra i presupposti del mandato d’arresto europeo vi sia la dichiarazione di irreperibilità dell’indagato ma non sarebbero emerse evidenze del fatto che Abatiello, prima dell’emissione del M.A.E., il 26 febbraio, sia stato concretamente ricercato.

I suo legali spiegano come, ad oggi, l’assistito si sia sempre mostrato assolutamente ligio al rispetto di norme e regole senza mai manifestare atteggiamenti violenti, aggressivi o contrari alla legge. Da qui la richiesta alla corte di Appello di valutare (anche) la sussistenza di "esigenze superiori a quelle del mandato d’arresto in un ampio bilanciamento di interessi al centro del quale deve essere posta la persona umana e il rigetto della domanda di consegna alla Spagna".

"A nostro modo di vedere la richiesta della Spagna è carente, perché riteniamo che il mandato di arresto poggi su evidenze molto controverse – sottolinea l’avvocato Tirelli –. Richiediamo che la corte d’Appello quantomeno faccia richiesta all’autorità spagnola di integrazione documentale perché riteniamo che allo stato il signore non possa essere consegnato".