GIUSEPPE ZAGAGLIA
Cronaca

Sogno una mostra dedicata alla città di una volta

A volte mi metto lì a pensare e mi perdo nei sogni. Mi vengono in mente cose lontane, molte legate...

A volte mi metto lì a pensare e mi perdo nei sogni. Mi vengono in mente cose lontane, molte legate ad avvenimenti di oggi, di ieri, girando anche soltanto col pensiero per le strade della mia città e pensando ai negozi che c’erano una volta, i personaggi, la gente. Oppure penso alle cose che mi piacerebbe fare, invento dei libri bellissimi che poi spariscono come bolle di sapone. O mostre, che in parte ho già pronte, come quella dei pittori modenesi, frutto di una ricerca di vent’anni, artisti di oggi, ma non solo. Sogno anche una mostra grande impatto, dedicata alla città, a Modena di una volta, con strade e personaggi legati al mio mondo ma anche a quello di tanti modenesi, vecchi per ricordare, giovani per conoscere. Poi, visto che sono un megalomane e lo ammetto, penso anche ad una mostra antologica con tutte queste cose e non solo, tante altre e quasi tutte foto inedite e con un impatto ancora maggiore. Ma ritorniamo ai ricordi, dal principio, io col vestito di figlio della lupa con cui mi stimavo molto, ma poi non ho fatto carriera, non sono mai diventato un balilla. La città senza macchine con le strade che sembravano larghissime, la guerra, la liberazione, il primo americano, il chewing gum. Poi, il Collegio salesiano San Giuseppe dove sono stato recluso per cinque anni, ma la domenica mi scatenavo andando al cinema a vedere i primi film americani , il cinema Astra inaugurato con il film “I fratelli vendicatori “ed era stato un avvenimento incredibile per la gente che c’era. I fumetti di Topolino, Mandrake, l’Uomo Mascherato e anche l’Asso di Picche di Hugo Pratt che avevo comprato a Pesaro nell’estate del ’45. Il dopoguerra in cui era tutto bello e i dischi di Frank Sinatra, di Doris Day che ballavamo nelle nostre festine la domenica pomeriggio e sognavamo stretti alle nostre ragazze e alla nostra gioventù. Poi i balli importanti, del patronato, dei tumori, della Croce Rossa con le ragazze elegantissime che indossavano i vestiti da sera confezionati dalla sarta Baldi e dalla Covili. Poi la Mille Miglia, l’università, il lavoro mentre Modena cambiava, diventava grande. La Ferrari, la Maserati, l’Autodromo, Fangio. I negozi sempre più belli e le strade sempre animate di gente. I personaggi, importanti come Ferrari mentre Pavarotti diventava il più grande tenore del mondo. Ma anche quelli divertenti come Norlenghi, Bididadi, Corona. Sarebbe una grande mostra , ma credo che rimarrà sempre un’idea che mi diverto a pensare e tutto finisce.

Beppe Zagaglia