"Ho avuto negli occhi la meraviglia", ci ha confidato Toni Servillo, dopo aver fatto risuonare "Le voci di Dante" nel Duomo di Modena. "Stavo recitando l’ultima parte del testo, quella in cui si evoca l’estasi che Dante prova al culmine del suo viaggio ultraterreno. E intanto osservavo la bellezza del Duomo, questo luogo così ricco di storia e di memoria e, glielo assicuro, in quel momento ho avvertito una profonda ispirazione". Sono state due serate trionfali per il celebre attore campano che ha portato nella cattedrale romanica lo spettacolo – scritto da Giuseppe Montesano – in cui i personaggi della "Commedia" di Dante diventano lo specchio della commedia umana: i due recital (entrambi con il tutto esaurito) sono stati il clou della festa dedicata ai tesori modenesi inscritti nel patrimonio Unesco, il Duomo, la Ghirlandina, piazza Grande.
Un parterre prestigioso ha assistito all’evento: al debutto di venerdì sera abbiamo visto l’eurodeputato Stefano Bonaccini, la vicesindaca Francesca Maletti, l’assessore alla cultura Andrea Bortolamasi, il direttore di Ert Valter Malosti, il direttore del teatro Comunale Aldo Sisillo, autorità civili e militari e naturalmente i ‘padroni di casa’, l’arcivescovo monsignor Erio Castellucci e il vicario generale e arciprete del Duomo monsignor Giuliano Gazzetti. Proprio don Erio ha introdotto la serata: "Il Duomo di Modena era già in piedi da due secoli quando Dante compose la ‘Commedia’ e fra questa cattedrale e il grande capolavoro della letteratura mondiale c’è un’armonia molto profonda – ha ricordato –. Nella ‘Commedia’ c’è un intreccio che richiama tutte le sfumature dell’esistenza umana, dal dramma al giubilo, dalla guerra all’amore, dalla miseria più bassa alla nobiltà più elevata". La ‘Commedia’ ospita tutti i colori dell’universo e del cuore umano, così come tutte le figure istoriate nei marmi del Duomo danno voce a tutto il cosmo, a tutto il Creato e all’amore di Dio. "Non sappiamo se Dante abbia mai ammirato il Duomo di Modena, ma di sicuro – ha aggiunto l’arcivescovo – questo poema di pietra rappresenta un contesto vitale pienamente consonante con il poema in versi di Dante".
Vita che scorre lungo i canti della "Commedia", come ci ha rammentato Servillo interpretando il suggestivo testo di Montesano, un racconto di sentimenti e di emozioni in cui si affacciano alcuni dei personaggi chiave del poema, Ulisse, Paolo e Francesca, la Madonna, "Vergine Madre, figlia del tuo figlio / Umile ed alta più che creatura". "Dante non è intrappolato in nessuna delle voci, ma al contempo in tutte le voci della Commedia è lui che ci parla, come un ventriloquo divino". Il poeta parla agli uomini di tutti i tempi, e anche al nostro tempo: "È Dante che si è smarrito nella selva oscura, o siamo noi che ci siamo smarriti e andiamo avanti in questa notte oscura sapendo che ci sarà un’alba?" E chi sono gli ignavi, se non coloro che "per difendere la propria miseria, invocano la rovina del prossimo"? La "Commedia" si chiude nell’estasi del Paradiso e l’ultima parola è proprio "stelle", ma non finisce perché continua in ciascuno di noi, in tutti. Noi possiamo arrivare alle stelle perché abbiamo smarrito la via, ci riconosciamo nell’infamia e nella miseria ma sappiamo che esiste un riscatto, un ritorno, una salvezza, e che possiamo "addormentarci sui sentieri perenni che portano al Paradiso".