
Passeggeri alla fermata bus
Modena, 19 febbraio 2025 – Nessuna volontà di investire più risorse per la qualità del lavoro degli autisti e silenzio assoluto sul ruolo (e i soldi) della Regione. Trapelano ulteriori particolari del piano di rilancio di Seta presentato ai soci i primi di febbraio. E che da giorni sta facendo fibrillare il mondo sindacale e istituzionale di Modena, Reggio e Piacenza. I sindaci soci avevano chiesto una forte inversione di rotta nel segno della qualità del lavoro e delle relazioni sindacali. Il Piano – riassunto in 40 slide – in realtà conferma le risorse in campo per migliorare le condizioni economiche degli autisti – 600mila euro – e non aggiunge altro.
Il sospetto è che, al di là delle buone intenzioni nelle dichiarazioni ufficiali, l’azienda a trazione Tper, quindi Bolognacentrica, non si sia sostanzialmente mossa sul fronte economico (salvo il ripristino di parte delle corse tagliate nel 2024, per un ritorno a regime tra aprile e settembre) dalle svogliate posizioni iniziali di ottobre. Anzi, nel mondo sindacale e della politica locale sono in tanti a ritenere che su Seta sia in atto un assedio con l’obiettivo di conquistare l’azienda per sfinimento.
Tra il 2021 e il 2024 Seta ha assunto 340 autisti, ma le uscite sono state 378: alla fine l’ammanco è di 37 conducenti (23 in meno a Modena, 20 a Reggio, uno a Piacenza). E come pensa di colmare il dislivello l’azienda? Reclutando 121 autisti attraverso l’Academy. Senza tuttavia stanziare ulteriori risorse rispetto ai 600mila euro già preventivati a ottobre. Anche perché, come viene specificato nel documento discusso con i soci pubblici, prevedere a budget quanto richiesto dai sindacati dei vari bacini costerebbe grossomodo 4 milioni di euro e non comporterebbe "ritorni di produttività" per l’azienda.
Si annuncia dunque uno scenario diametralmente opposto a quello auspicato, per esempio, dal sindaco Massimo Mezzetti quando, a margine della presentazione del piano di rilancio, auspicava tra i punti di novità un miglioramento delle relazioni con il mondo del lavoro. Le relazioni, stante queste premesse, sono destinate a inasprirsi ulteriormente.
Difficilmente infatti i sindacati potranno accettare che le richieste per pagare meglio gli autisti – sottoposti ad una mole di straordinari giudicata eccessiva, turni spezzati, una cronica carenza di organico ed esposti ai drammi del caro vita – siano addirittura controproducenti per la resa dell’azienda. Non ci sono, al momento, soldi nemmeno per superare le differenze salariali tra chi è stato assunto prima e dopo il 2012. Servirebbero 400mila euro, stima Seta. In definitiva, per pagare meglio il lavoro l’azienda punta sul nuovo contratto nazionale, mentre investe tantissimo sull’ammodernamento della flotta: circa 76 milioni di euro per il rinnovo di circa 210 mezzi. Chi guiderà tuttavia questi mezzi e, soprattutto, come farà in modo, Seta, di evitare la fuga degli autisti? L’impressione tra gli addetti ai lavori è che una flotta nuova di zecca senza dubbio potrà aumentare gli indici di redditività dell’azienda, renderla cioè più appetibile in vista del suo assorbimento.
Ma quale sarà il soggetto giuridico che andrà a gara dopo la fine dei tre contratti di servizio il 31 dicembre del 2026? Una holding? Una società unica? Le singole aziende locali? Tutto questo il piano di rilancio non lo chiarisce e nemmeno scomoda la Regione.
Il documento auspica la necessità di sostenere economicamente le proposte contenute (dalla sicurezza per i cittadini alle agevolazioni abitative per gli autisti). Avverte però che "senza incremento in termini reali delle risorse disponibili purtroppo non sussistono di fatto le condizioni di sostenibilità economico-finanziaria per realizzare gli interventi ipotizzati". Insomma, qualcuno dovrà aprire il portafoglio. Ma chi? I Comuni hanno già fatto sapere che non scuciranno un euro, ora si guarda alla Regione, mai menzionata nel piano, ma che potrebbe finanziare meglio il trasporto pubblico di Modena e Reggio. Tanto più adesso, è il ragionamento, che ha pure aumentato le tasse.