"Come si fa a dire che si comprende umanamente un gesto del genere? No potrò mai comprendere un duplice femminicidio, è orribile". C’è dolore e tutta l’amarezza accumulata nelle ultime 24 ore nella voce di Elena Trandafir, sorella di Gabriela, uccisa a fucilate dal marito insieme alla figlia di 22 anni Renata nell’estate del 2022 a Castelfranco Emilia (Modena). Nelle motivazioni della sentenza – 30 anni e non l’ergastolo – i giudici parlano di "comprensibilità umana dei motivi" del killer, spinto da "dinamiche familiari nefaste". "È stata una mancanza di rispetto per tutte le donne che stanno soffrendo ancora oggi – dice Elena –. È un messaggio sbagliatissimo quello uscito dal tribunale di Modena. Mia sorella e mia nipote sono state umiliate da Montefusco, anche durante il processo ha mancato loro di rispetto. Da parte sua non vi è stato un attimo di pentimento: in aula sorrideva". Elena chiede "vera giustizia. Spero che emerga la verità". Confida nell’Appello e in un ribaltamento del verdetto anche Rachele Cavazzuti, migliore amica di Renata Trandafir: "Credo che i giudici abbiano davvero interpretato male tutto. Gabriela e Renata si stavano difendendo. Non hanno iniziato loro, ma lui: non penso che cercare autonomia e libertà possa essere un buon motivo per uccidere, per maltrattare. I giudici popolari spero non siano l’espressione della maggioranza della popolazione. Mi aspetto che nel Paese in cui vivo vi sia un minimo umanità, di tutela delle vittime. Qui si è creato un pericoloso precedente".
Continuano anche le polemiche politiche a tutti i livelli. Il Pd ha chiesto un incontro con procura e presidente del tribunale di Modena.