Modena, 31 dicembre 2024 – Nel borsino di fine anno salgono le quotazioni di Diego Lenzini segretario cittadino del Partito democratico. Si registra una discreta convergenza di circoli e militanti sul nome dell’attuale capogruppo in Consiglio comunale, ruolo che gli ha permesso di acquisire visibilità e a quanto pare consenso. "Diciamo che Lenzini – riflette un consigliere comunale – sarebbe in continuità con l’uscente segreteria Venturelli essendone l’attuale vicesegretario, e allineerebbe perfettamente partito e gruppo: nei prossimi mesi si moltiplicheranno le sfide ed è bene che il Pd rispetto alla trasformazione della raccolta dei rifiuti, all’urbanistica, alla sicurezza, mantenga come sta succedendo in questi mesi un posizionamento riconoscibile e dialettico, non diciamo antagonista, rispetto alle posizioni della giunta Mezzetti". Naturalmente l’operazione Lenzini ha già la benedizione dell’ex sindaco Gian Carlo Muzzarelli, che non molla la presa su Modena.
E tuttavia la direzione provinciale chiamata a indicare la road map verso il congresso non è stata ancora convocata. Perché mentre la città sembra orientata su Lenzini, non si intravede alcuna fumata bianca invece sul segretario provinciale. Circolano i nomi di sempre: da Massimo Paradisi a Palma Costi, da Paolo Negro ad Alberto Bellelli. Ma allo stato attuale vengono definiti poco più che ’fumogeni’ da sparare per prendere tempo e mascherare i candidati veri. Il dilemma è: meglio temporeggiare e indicare la data solo quando la decisione è presa ed è solo da ratificare, oppure aprire subito il conclave e trovare i nomi strada facendo? Lo scopriremo nei prossimi giorni.
Di sicuro non c’è alcuna fretta. Il fatto che Luigi Tosiani non sia entrato in giunta regionale e sia rimasto segretario non ha innescato la battaglia per la sua successione e di conseguenza a cascata la partenza rapida degli iter dei congressi territoriali. Il segretario Stefano Vaccari non ha fretta. Sta cercanco il nome ’giusto’ da proporre, quanto più unitario possibile, come da messaggio della base che non ha più voglia di derive personalistiche (Bonaccini contro Muzzarelli per intenderci). Anche perché in un partito più atomizzato che mai (neanche i cattolici ormai sono un corpo granitico) nessuno è in grado di esercitare un’egemonia. I maggiorenti sono in trincea, guai a scoprire il proprio asso. Si rischia di bruciarlo. "Se non si può vincere, l’importante è non perdere...", osserva un sindaco del territorio alle prese con i preparativi per Capodanno.
Uno stallo che apre a due scenari: il primo è trovare una figura trasversale che stia bene a tutti ("auguri!"). Se non proprio il massimo comune divisore almeno un minimo comune denominatore. Arduo individuarlo adesso, ammesso che esista. Tutt’al più è possibile indicare ciò che il partito sicuramente non vuole più: i sindaci in carica. "Il caso Aimag insegna: il conflitto di interesse è dietro l’angolo".
L’altra prospettiva è tornare allo scontro tra i diversi concorrenti in gara: "Il ’Mattarella’ di turno sarebbe la soluzione ideale, ma se non c’è, una sana contrapposizione fra tesi politiche in un congresso non è necessariamente una sciagura. Anzi, per certi aspetti è il sale della democrazia e del pluralismo interno".