
Momenti dell’addestramento sulle montagne di Fiumalbo
Fiumalbo (Modena), 9 settembre 2023 – Sulle montagne di Fiumalbo si insegna come sopravvivere in situazioni estreme, nel bosco, di giorno e di notte, cibandosi di quanto offre la natura e riparandosi dove capita. Lassù, sul confine appenninico fra l’Emilia e la Toscana, in una posizione assolata e pianeggiante, si estende la frazione Tagliole, tre chilometri dal capoluogo, una ventina di abitanti, quattro borgate i cui nomi infondono mistero: Ca’ di Gallo, Rotari, Ronchi e la Piana, un tempo terre contese fra i Lucchesi e gli Estensi.
Alla Piana si trova la Baita dei Cinghiali dove ha la sede logistica e operativa Cimone Outdoor, la scuola internazionale di sopravvivenza e tecniche bushcraft, gestita da Renzo Dinozzi e dalla sua compagna Milena Montanari, con la collaborazione di un nutrito gruppo di istruttori. Svolge attività outdoor, propone corsi per tutte le età, anche dal primo soccorso, di riconoscimento erbe, di orientamento, di tiro con l’arco, cartografia, dal Bosco alla Tavola e altri, oltre ad alcuni specifici per i bambini. È certificata Opes per la formazione di operatori e istruttori di settore. La baita è attorniata da boschi dove si svolgono le attività e nel pianoro si possono montare tende. "Per frequentare i nostri corsi non c’è bisogno di avere preparazioni particolari – spiega Dinozzi, direttore della Scuola, responsabile tecnico –, soprattutto quelli base che sono di avvicinamento, su come imparare a stare nel bosco e conoscere le cose". I corsi intermedi, invece, accompagnano i partecipanti in un mondo un poco avventuroso, ad esempio come gestire la fame e la sete, come procurarsi il cibo e trovare l’acqua, ma anche come costruire un rifugio, cosa fare per non perdersi nel bosco, l’accensione del fuoco con le pietre focaie come faceva l’uomo primitivo, "magia questa fattibile - commenta Donizzi -, basta un poco di tecnica e il materiale giusto. I frequentatori dei corsi arrivano da tutta Italia. T ra poco andremo in Inghilterra per la terza volta, quest’anno, ospiti a un evento di rilievo a rappresentare questa tipologia di attività".
Non mancano stranieri alla Baita dei Cinghiali. "A breve avremo un team building – racconta Donizzi –, le cui attività hanno lo scopo di creare un gruppo di lavoro affiatato e produttivo, cioè per fare squadra. Discutono dei loro interessi extra lavoro, imparano a conoscersi meglio e al rientro lavoreranno in maggiore sintonia. Lo facciamo per la seconda volta per conto di un’azienda americana". Il direttore della Scuola ritiene che l’interesse per l’outdoor derivi dalla ricerca di qualcosa di ancestrale, "che - afferma - abbiamo dentro di noi un poco assopito. Le persone vengono quassù perché desiderano fare le attività che proponiamo, sono eterogenee, con interessi molto diversi. C’è chi lascia a casa l’orologio e il telefono cellulare, perché desidera stare due o tre giorni isolato, senza contatti con il mondo esterno. Quassù da noi non esiste la tecnologia, non ci sono televisione e radio. Si stacca la spina nel vero senso della parola. Gli ospiti, per tre giorni vivono in un’altra epoca, è un modo differente di affrontare la vita, di accettare la natura. Lavoriamo molto sulla psicologia, sull’atteggiamento positivo, sull’accettazione di tante cose della natura, lasciando da parte alcune comodità. A volte si dorme per terra, ci si addormenta guardando le stelle e ci si rende conto della grandezza di quanto ci circonda, di quanto siamo piccoli noi e di quanto è immensa la natura".
Milena e Renzo ci tengono a tramandare alcuni modi di vita degli avi. "Una volta – raccontano - c’erano i carbonai, i boscaioli, i pastori che dovevano vivere da soli quando andavano in transumanza ed erano costretti ad arrangiarsi, a riconoscere le piante che potevano mangiare, ad accendere un fuoco, costruirsi un rifugio, cercare l’acqua e renderla potabile, fare dei nodi, delle legature. Noi non ci siamo inventati nulla. Era il modo di vita dei nostri antenati, quassù in Appennino".