REDAZIONE MODENA

Scienza e fede, la buona ’alleanza’. Don Erio: "Custodiamo il creato. Pianeta in crisi, non abusiamone"

Nel nuovo libro scritto insieme al professor Balzani, monsignor Castellucci affronta i mali moderni "Guerre e migrazioni forzate, mai come oggi l’uomo può autodistruggersi. Serve solidarietà universale".

Nel nuovo libro scritto insieme al professor Balzani, monsignor Castellucci affronta i mali moderni "Guerre e migrazioni forzate, mai come oggi l’uomo può autodistruggersi. Serve solidarietà universale".

Nel nuovo libro scritto insieme al professor Balzani, monsignor Castellucci affronta i mali moderni "Guerre e migrazioni forzate, mai come oggi l’uomo può autodistruggersi. Serve solidarietà universale".

di Stefano

Marchetti

Scienza e fede sono state spesso considerate su fronti opposti: una si basa su dati, ricerche o calcoli, l’altra si affida alle convinzioni interiori di ciascuno, alla spiritualità, a un afflato superiore. Ma – come ci dimostra il libro firmato a quattro mani dal professor Balzani e dall’arcivescovo Castellucci – può esistere una "buona alleanza" fra i due mondi. Anzi, certamente è necessaria. "Questo libro è nato proprio da una serie di incontri con il professore che è originario di Forlimpopoli, quindi mio conterraneo – racconta don Erio –. Ci siamo confrontati sulla cura del creato e queste pagine sono l’esito delle nostre riflessioni".

In che modo la fede può aiutare la scienza?

"In campo ambientale, la fede può mettere in luce la caratteristica del creato come dono da custodire, non come preda da spolpare. La nostra casa comune non è una cava da svuotare ma un regalo di Dio, una sottolineatura che esiste sia nel cristianesimo che nell’ebraismo. Tutti siamo connessi, legati tra noi, legati a Dio, legati alla Terra. La custodia è una questione di cura delle relazioni".

E in che modo la scienza può essere alleata della fede?

"Oltre al contributo dei dati, con una lettura della realtà, la scienza può offrire alla fede anche una concretezza nel parlare, cioé gli esempi pratici per poter avere custodia del creato, per esempio attraverso le energie rinnovabili o altre forme di rispetto che presuppongono uno stile di vita più sobrio e più attento".

Nel libro evocate tante crisi: quella climatica, quella economica, quella sociale. Sono tutte collegate. E scrivete che "stiamo vivendo uno dei peggiori periodi della nostra storia". Ne siete convinti?

"Già da diversi decenni, ovvero dalla metà del XX secolo, è ben reale la possibilità dell’uomo di autodistruggersi: non era mai accaduto in forma così globale. E soprattutto negli ultimi anni ci rendiamo ben conto di come le crisi si siano acuite: ce lo dimostrano le guerre, la situazione geopolitica, le migrazioni forzate di popoli e anche una sorta di ribellione del creato. E queste crisi non sono un capriccio della natura, non sono solo disastri naturali, ecologici, sociali o politici, anzi quasi sempre vi si nota l’impronta umana. Da qui il forte appello alla responsabilità che anche il Papa ha lanciato".

"Occorre accettare i limiti del pianeta", scrivete nel libro... "Perché la casa comune è stata spesso ritenuta come una miniera di materiali inerti a disposizione, il cui uso o abuso sarebbe stato indifferente rispetto alle sorti umane. Invece ci si rende conto che se la casa è sporca, trascurata o addirittura abusata, poi è la famiglia che ne soffre, e soprattutto quelli che in famiglia sono i più deboli: nel mondo sono coloro che non hanno la possibilità di difendersi dagli squilibri climatici. L’attuale situazione impone di sviluppare una coscienza di solidarietà universale".

Ma, per come va il mondo, sembra quasi un’utopia. O no? "Negli ideali positivi c’è sempre una dimensione di utopia. Anche negli stessi ideali cristiani può sembrare un’utopia la vita eterna. Chiunque abbia un ideale è messo alla prova, nel senso che si contrappone a una realtà che parla diversamente. D’altra parte le utopie servono proprio per cercare di contrastare una realtà che va in senso inverso, quindi non ci si arrende. Noi speriamo e confidiamo che siano sempre di più quelli che raccolgono la sfida del rispetto, che è appunto rispetto dell’altro e rispetto del pianeta".

La preoccupa il futuro?

"Venticinque anni fa, nel 2000, non avremmo mai immaginato di dover affrontare un quarto di secolo così complicato, con crisi che si intrecciano da tutti i punti di vista. Quindi penso che chiunque abbia una coscienza sia seriamente preoccupato. Ma ho anche molta speranza, perché vedo in tante persone, e anche in tanti giovani, non solo il desiderio, ma anche la pratica di una reazione a questa serie di crisi, almeno per la parte causata dagli esseri umani. Ci sono molte pratiche di bene in tutti i campi, nel rispetto delle persone e nel rispetto del creato, e vedo anche una nuova ricerca di spiritualità che non viene data più per scontata: molti intuiscono che senza uno spazio interiore, senza porsi le domande di senso e senza cercare una risposta più grande, si fatica a trovare una strada in questa vita".