
Il campetto nel reggiano dove è successo il fatto
Modena, 23 giugno 2016 - «Sto male per quello che ho fatto, sono pentito, non dormo la notte. Io non sono quel tipo di persona». Lo ripete all’infinito e non si dà pace. Lui è il 27enne giocatore dell’Edil Blu che, lunedì sera, è stato protagonista di un fatto molto grave. A pochi minuti dal termine della seconda semifinale del torneo parrocchiale di Cavazzoli, nel Reggiano che la sua squadra stava vincendo per 4-2 contro I Piccoli Lord, dopo essere stato espulso per doppia ammonizione per proteste, il giovane ha raggiunto l’arbitro e lo ha colpito in faccia. «Mi ha sferrato un pugno alla tempia e per qualche secondo non ho capito più dove fossi - ha spiegato ieri il 36enne arbitro modenese del Csi al Carlino -, ma non denuncerò il ragazzo perché mi ha chiesto scusa e ha capito la gravità della sua azione». Il match è stato sospeso e l’Edil Blu ha perso la gara a tavolino.
«Il mio comportamento è stato ingiustificabile - ricomincia a torturarsi il 27enne -. E’ una cosa inaccettabile, ho commesso una grossa cavolata. In 22 anni che gioco a calcio, non mi era mai accaduta una cosa simile e non capiterà mai più. Lo ripeto, sto malissimo. Ho chiesto scusa all’arbitro a fine partita e ora vorrei incontrarlo, parlargli, per domandargli ancora scusa. E vorrei ringraziarlo, perché ha promesso che non sporgerà denuncia. Che cosa mi è passato in mente in quell’attimo? La verità è che è un momento molto stressante della mia vita, lavoro 12 ore al giorno, c’è un po di caos nella mia quotidianità. Inoltre, dopo il cartellino rosso, ho pensato che avrei saltato la finale ingiustamente. Così non ci ho visto più e, stupidamente, mi sono fatto prendere dall’istinto».
Il calciatore dell’Edil Blu ha però una precisazione da fare: «Lo ribadisco ancora, ho fatto una cavolata. Detto questo, vorrei sottolineare che non è corretto dire che ho dato un pugno all’arbitro. E nemmeno che i miei compagni di squadra mi abbiano tenuto fermo dopo l’espulsione. Mi si è ‘chiusa la vena’, ero nervoso, mi sono avvicinato all’arbitro e l’ho colpito con una sberla. Ma non con una forza tale come ha raccontato lui. Sia chiaro, il mio è stato un bruttissimo gesto e mi assumo ogni responsabilità, però mi pare che l’episodio sia stato ingigantito. Anche se perché gli avessi tirato davvero un pugno sulla tempia, sarebbe rimasta una ferita, un segno. Vorrei, tuttavia, fosse altrettanto chiaro che mi scuso in ogni modo».
«La cosa che mi fa più male - confessa il 27enne -, oltre all’aggressione, è aver fatto una figura del genere davanti a 50 persone. Erano presenti anche dei bimbi. Questi sono comportamenti che non fanno parte di me. E per una cosa così stupida ho anche rovinato un memorial. Appena compiuto il gesto mi son detto: ma che ho combinato? Ho chiesto scusa, ma, subito dopo, negli spogliatoi, l’arbitro non voleva accettarle, come è giusto che fosse».