
Rilievi dei carabinieri
Deve esserci stato un innesco con la benzina o altro propellente di cui non vi è traccia. Sicuramente c’erano però tracce di qualcosa di compatibile con olio minerale, seppur – secondo alcuni consulenti – quelle tracce avrebbero potuto essere compatibili anche con altre ‘situazioni’, come il fumo derivante dall’incendio o la bruciatura delle parti in plastica dell’auto. E’ stata ricostruita ieri in aula, anche attraverso un filmato di un consulente della pubblica accusa, la dinamica incendiaria della vettura della giovane mamma di Ravarino Alice Neri, barbaramente uccisa nelle campagne di Concordia il 17 novembre 2022. Come noto unico imputato per il delitto è il tunisino Mohamed Gaaloul. Ieri, davanti alla Corte D’Assise presieduta dalla dottoressa Ester Russo, si sono succeduti diversi consulenti che hanno provato a ricostruire quanto accaduto quella notte tra i due Laghetti di Fossa. Secondo la pubblica accusa Gaaloul utilizzò olio esausto per dar fuoco alla vettura della vittima, dopo avervi riposto il suo cadavere all’interno (La donna fu ammazzata con sette coltellate).
A sostenere la tesi accusatoria il fatto che l’imputato ben conoscesse quei luoghi ma anche la presenza della tanica colma d’olio. Nel pomeriggio hanno preso la parola anche i periti informatici nominati dalla procura per analizzare il telefono dell’imputato e il traffico dati. "Oggi è stata una giornata importantissima – sottolinea l’avvocato dell’imputato, Roberto Ghini –. Due consulenti hanno dichiarato che può essere stato utilizzato qualsiasi tipo di olio lubrificante, quindi di ogni natura e che gli esami non consentono né di stabilire la quantità di olio utilizzata, né come si sia depositato. E’ il primo elemento che smonta l’ipotesi che sia stato utilizzato olio per dar fuoco alla vettura. E’ emerso poi come Gaaloul non abbia mai cercato notizie attivamente sulla morte della signora Alice Neri ma come sia capitato sulla notizia: a titolo di esempio, il giorno 22 novembre si sofferma un minuto e mezzo sulla notizia della morte di Alice Neri e oltre quattro minuti su quella relativa all’inchiesta sulla morte di Saman". "Anche oggi le prove tecniche non lasciano scampo – dichiara invece l’avvocato della famiglia della vittima, Cosimo Zaccaria –. E’ stato ancora una volta ribadito l’utilizzo di benzina ed olio lubrificante per appiccare l’incendio. L’istruttoria ha dimostrato che ove è stata bruciata l’auto a pochi metri vi era una tanica contenente proprio olio lubrificante e l’imputato conosceva il luogo del delitto; quindi sapeva dove trovare il materiale combustibile. La logica è chiara, così come i fatti. E’ stata ricostruita anche la dinamica dell’incendio, durato oltre 40 minuti e in orario che consentiva all’imputato di essere visto alle 8 del mattino da un testimone oculare sporco proprio di olio da motore. In più, sono emerse – nei giorni immediatamente successivi l’omicidio – ripetute e plurime attente letture sul web da parte dell’imputato relative all’uccisione di Alice. Poco dopo, l’imputato si è allontanato dall’Italia. Pensiamo sia tutto piuttosto chiaro".
Valentina Reggiani