VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Rivolta al carcere Sant’Anna . Un altro detenuto denuncia torture: "Colpito alla testa, sono svenuto"

Depositato in Procura un esposto per presunte violenze subite nel corso della sommossa del 2020 "Non c’entravo niente con le proteste. Gli agenti mi hanno ammanettato, picchiato e buttato per terra" .

La. rivolta in carcere del 2020

La. rivolta in carcere del 2020

"Mi hanno ammanettato e buttato a terra. Poi mi hanno picchiato con calci e pugni. Qualcuno mi ha colpito alla testa e ho perso conoscenza". È stato depositato ieri un nuovo esposto in Procura per le presunte violenze subite da un detenuto da parte di agenti di custodia nel corso della maxi rivolta nel carcere Sant’Anna l’8 marzo del 2020. Una rivolta in cui morirono, lo ricordiamo, nove detenuti e a seguito della quale alcuni carcerati denunciarono presunte torture. L’esposto si aggiunge alle denunce presentate da altri reclusi e per le quali pende un procedimento penale avanti alla Procura, dopo che il Gip ha respinto la richiesta di archiviazione, imponendo nuove indagini. I termini scadono tra un mese e probabilmente l’odierno esposto sarà inglobato nel procedimento in questione.

A presentare denuncia attraverso il proprio legale, avvocato professore Alessandro Gamberini è stato un marocchino di 37 anni, all’epoca in carcere per questioni di spaccio e oggi uomo libero. "La persona che presenta l’esposto, vale sottolinearlo, nulla aveva a che vedere con le proteste violente che erano scoppiate nel carcere di Modena il 9 marzo 2020 e le lesioni subite sono state documentate clinicamente, dopo che, in occasione del suo trasferimento al carcere di Sollicciano, fu espressamente richiesta da quel carcere la visita medica per le condizioni visibili in cui versava", sottolinea l’avvocato. Questa denuncia "segue coerentemente alla richiesta del gip di acquisire, tra l’altro, tutte le cartelle cliniche per avere un quadro esatto degli avvenimenti. Il carcere di Modena è tristemente famoso tuttora visto i tre suicidi che si sono susseguiti dall’inizio dell’anno e il drammatico avvenimento di giovedì", conclude.

Il gip aveva disposto nuovi accertamenti sulle presunte torture ai danni di detenuti durante la rivolta di cinque anni fa. L’indagine condotta dalla mobile aveva portato ad iscrivere nel registro degli indagati 120 agenti di polizia penitenziaria ma per venti è stata ottenuta l’archiviazione. Per quanto riguarda il nuovo esposto, il detenuto ha sporto denuncia una volta uscito dal carcere e ora il legale chiede l’acquisizione delle cartelle cliniche, che riportano lesioni per 10 giorni di prognosi.

Secondo il 37enne, quel giorno, fu costretto ad uscire dalla propria cella data alle fiamme. Raggiunto da agenti, sarebbe stato ammanettato, picchiato, collocato in una sala grande vicino all’ufficio matricola e qui costretto a stendersi a terra ammanettato per poi essere trasferito in una stanza dalle dimensioni più ridotte. Qui gli agenti – secondo l’uomo – lo avrebbero preso a calci e pugni per poi colpirlo al capo con un grosso bastone. L’uomo sarebbe svenuto. Non dimentichiamo che, quel giorno, gli agenti si trovarono ad operare in condizioni di estrema pericolosità ed emergenza, come hanno sottolineato i legali difensori nelle diverse memorie depositate, così come la procura nel chiedere l’archiviazione.

Solo giovedì, durante una protesta due detenuti hanno dato fuoco alla propria cella restando gravemente ustionati: in particolare uno di loro, ancora oggi in rianimazione. Se non fosse stato per l’intervento di dodici agenti che hanno rischiato la propria vita per trarli in salvo, forse i due giovani carcerati non sarebbero riusciti ad uscire vivi dalla cella. Sul tema intervengono i sindacati, col segretario regionale Sappe, Francesco Campobasso: "La professionalità degli agenti è stata determinante per evitare conseguenze drammatiche". I parlamentari Pd a seguito della situazione del carcere lanciano un appello alla cooperazione e alle imprese modenesi perché "possano prendere in via straordinaria persone a lavorare fuori dal Sant’Anna", e più in generale a tutta la comunità: "serve la disponibilità per lavori socialmente utili, volontariato, assunzioni".