VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Vittima del ricatto hard a Modena, suicida per l’estorsione. "Paga o diffondiamo il video osé": un arresto

Svolta nelle indagini per la morte, un anno fa, di un operaio 50enne. Prima di togliersi la vita aveva denunciato tutto in un manoscritto. Disperato, non riusciva più a pagare. In cella un 40enne, caccia al complice

Modena, finisce vittima di un ricatto hard e si toglie la vita: in cella un 40enne, caccia al complice

Modena, finisce vittima di un ricatto hard e si toglie la vita: in cella un 40enne, caccia al complice

Modena, 12 luglio 2024 – Lo hanno ricattato in modo così vile e spietato da portarlo ad uccidersi. Un’estorsione sessuale di cui è caduto vittima un operaio 50enne, adescato sulla rete da una banda di esperti truffatori che, entrati in possesso di un filmato che ritraeva l’uomo in un momento di intimità, gli hanno estorto per lungo tempo denaro con la minaccia – se avesse smesso di pagare – di divulgare il video.

Quando la vittima si è resa conto di non avere più soldi da versare agli strozzini, esasperata dai ricatti, dopo averli supplicati di lasciarla in pace si è tolta la vita. I carabinieri, però, partendo dalle parole che il 50enne aveva lasciato ai genitori, scritte su un taccuino, sono riusciti ad individuare gli estorsori e ad arrestare uno di questi.

E’ finito in manette per i reati di istigazione al suicidio e concorso in estorsione aggravata continuata un 40enne, Giancarlo Botta, arrestato mercoledì dai carabinieri di Pavullo insieme ai colleghi della Compagnia di Sala Consilina (Salerno), dove l’uomo viveva. Sono in corso accertamenti invece, coordinati dalla procura per rintracciare il complice, un 26enne di nazionalità ivoriana, destinatario del provvedimento cautelare che fino ad oggi è riuscito a sottrarsi alla cattura. Pare che l’italiano arrestato fosse il mediatore di una banda più strutturata, composta da ivoriani tra i quali una donna, che avrebbe avuto il compito di adescare le vittime sulla rete. Una cinquantina, pare, quelle finite nella rete degli estorsori sessuali che sarebbero riusciti ad intascare nel tempo fino a 70mila euro.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip su richiesta della procura è stata eseguita mercoledì dai militari e scaturisce da una complessa indagine avviata il 28 agosto dello scorso anno, quando l’operaio fu trovato impiccato nella sua abitazione in appennino, nella zona del Frignano.

L’uomo, prima di togliersi la vita, aveva redatto un manoscritto con il quale, disperato, denunciava di essere vittima di un odioso ricatto da parte di due persone, a lui ignote, che lo avevano ripetutamente costretto a versare cospicue somme di denaro minacciandolo di diffondere immagini sessuali esplicite che lo ritraevano in momenti di autoerotismo. Momenti intimi registrati condividendo la telecamera del proprio telefono in occasione della visione di un video dal contenuto pornografico.

I carabinieri, partendo dall’analisi, da parte di un consulente tecnico esperto del computer dell’uomo, sottoposto a sequestro sono riusciti ad identificare gli indagati e a ricostruire con precisione gli importi, i tempi e le modalità di versamento, mediante PostePay, delle cospicue somme di denaro da parte della vittima. La Procura ha poi disposto la perquisizione locale e personale degli indagati, effettuata il due dicembre dello scorso anno: in quel contesto i militari avevano sequestrato documenti, messaggi e files che rafforzavano l’ipotesi accusatoria e dimostravano la professionalità ed abitualità delle condotte di "sextorsion" poste in essere dai due indagati ai danni di altre vittime: una cinquantina appunto.

Il 50enne , da quanto emerso dalle indagini, dopo aver finito i soldi aveva più volte supplicato gli estorsori di non divulgare quelle immagini, prospettando agli indagati i suoi propositi suicidari. Gli indagati, però, sordi dinanzi alle suppliche della vittima avevano continuato a ricattarlo fino a che, ad agosto dello scorso anno, l’uomo, disperato, non era arrivato a commettere il tragico gesto.

Ciò ha convinto la Procura modenese a richiedere la misura della custodia in carcere, oltre che per il reato di estorsione continuata, anche per istigazione al suicidio, reato punito con una pena da 5 a 12 anni di carcere. Il procuratore capo Luca Masini sottolinea come la drammatica vicenda dimostri ancora una volta la pericolosità di condividere con sconosciuti la telecamera del proprio cellulare o pc e comunque l’importanza di denunciare tempestivamente ogni condotta estorsiva. I genitori dell’uomo, distrutti dal dolore si sono rivolti ai propri legali.