Modena, 13 luglio 2024 – "I giovani ma non solo vivono sempre di più in un mondo digitale, tanto da ritenere ormai il sexting, ovvero l’invio di messaggi, testi, video e immagini sessualmente espliciti, una pratica normale. Un fenomeno esploso soprattutto dopo la pandemia, quando tante relazioni sono iniziate o finite in rete. Questo fenomeno ha ovviamente aumentato i rischi". Ha sicuramente portato tutti noi a riflettere il caso del 50enne residente nel nostro appennino, che è arrivato a togliersi la vita dopo aver subito ricatti sessuali da due indagati conosciuti in rete.
Persone che minacciavano di rendere pubbliche le immagini che lo ritraevano in momenti di autoerotismo se la vittima non avesse continuato a consegnare loro denaro. Ad analizzare il fenomeno, mettendo in guardia dai rischi sempre più tangibili della rete è Michele Colajanni, professore ordinario di Ingegneria Informatica di Unibo.
Professore, il fenomeno è in crescita?
"Assolutamente si ed è legato anche alla facilità con cui i giovani postano le proprie immagini in rete. Per i ragazzi il mondo virtuale non è poi tanto differente dalla realtà, così come la sessualità vissuta in rete, divenuta una pratica normale. L’invio di materiale sessualmente esplicito ad utenti della rete è esploso soprattutto durante la pandemia: ha a che fare con una cultura diversa, con un isolamento dei giovani e preoccupazioni nella fisicità dei rapporti. Il contatto virtuale è più facile: non si rischia il rifiuto da parte dell’altro e questo riguarda anche gli adulti. Essendo fragili o sentendosi fragili si preferisce non rischiare o rischiare di meno e dare valore a questo genere di rapporti, sia per individuare partner sia per fare amicizie anche intime. Si tratta di una ‘gratificazione’ che però rappresenta un disagio generalizzato nei confronti della vita reale, di cui si cerca di evitare gli ostacoli. Alla fine questi rapporti di coppia assumono le ‘vesti’ di vere e proprie relazioni".
In questo caso, però, ad essere adescato e a finire nelle trappole della rete è stato un adulto.
"Perché tutti questi aspetti riguardano anche l’età adulta ma in questo caso parliamo di vere e proprie truffe. Mentre per i giovani si tratta di un’attività relazionale, gli adulti vengono solitamente indotti a presentarsi di fronte ad una web cam, divulgando immagini sconvenienti da truffatori che si fingono ‘l’amore della vita’ con le proprie vittime. Parliamo di bande organizzate che guadagnano attraverso i ricatti, proprio come accaduto al 50enne che è arrivato a togliersi la vita. Infatti il problema è che non paghi una sola volta: tipicamente diventi vittima di persone che chiedono sempre di più".
C’è però chi ha trovato il coraggio di denunciare...
"Il fenomeno è ancora sommerso ma di solito il maschio adulto, quando si rende conto di non avere soluzioni, arriva a denunciare. Il problema è anche tra gli adolescenti: ci sono stati altri casi, purtroppo, di ragazzi e ragazze giovanissime che si sono tolte la vita o hanno tentato di suicidarsi dopo ricatti virtuali di questa portata. Non ci si rende conto, nonostante se ne parli da anni che lasciare le proprie immagini nelle mani di altri può portare ad eventi spiacevoli e soprattutto quando, ad esempio, entra in gioco la vendetta dell’amante lasciato e deluso".
Come ci si può proteggere?
"L’unica misura che abbiamo di tutela è la prevenzione ma sono sfiduciato oramai perché vent’anni fa poteva essere una novità, ora di eventi ce ne sono stati tanti e il rischio che si corre è noto".