‘La bellezza salverà il mondo’: ha citato la celebre frase di Dostoevskij il sindaco Riccardo Righi, ieri mattina, nel suo discorso per la riapertura del Tempio di San Nicolò. Oltre dodici anni di attesa, dal sisma del maggio 2012, per potere rientrare nel Tempio e ammirare tanta bellezza, di quella che è da molti considerata la chiesa più bella di Carpi e una delle più importanti a livello di storia dell’arte. Righi ha citato anche un’altra parola chiave: ‘Rinascimento’. "Questo luogo è simbolo di una comunità fedele, ma in senso lato sono tanti i simboli che vi ruotano attorno. Restituiamo alla città uno degli ultimi edifici pubblici (il Tempio di San Nicolò è l’unica chiesa di proprietà del Comune, dal 1871) che ancora portano le ferite del terremoto. In questo periodo storico di guerre, di forte individualismo, questa riapertura riverse un forte valore per la nostra comunità ed è simbolo di ripartenza". Il progetto definitivo è stato redatto nel 2018, da allora sono stati condotti lavori di riparazione del danno e miglioramento sismico, non un semplice ‘restauro’ della chiesa, per un costo totale di quasi 4 milioni di euro. Tanti i ringraziamenti rivolti da Righi, a partire dai suoi predecessori, entrambi presenti, Enrico Campedelli e Alberto Bellelli sotto le cui amministrazioni l’opera è stata avviata e proseguita.
Nella sinergica collaborazione tra Comune e Diocesi, la parola è poi passata a monsignor Gildo Manicardi, vicario generale della diocesi di Carpi che ha sottolineato come la riapertura del Tempio abbia "un ruolo molto importante anche nell’ottica della ripresa dell’attività della parrocchia. Con la riapertura, siamo riusciti a salvare la presenza in città di una Congregazione religiosa, i Missionari Servi dei Poveri, anche detti Bocconisti. Ci sarà quindi un parroco sia per San Nicolò che per San Francesco, padre Celestino, con due viceparroci e altri due sacerdoti e tutti abiteranno nel convento di San Nicolò. Il messaggio, dunque è di continuità, per la riapertura e perché i Missionari Servi dei Poveri sono stati sempre molto vicini ai francescani, in quanto il loro fondatore si è appoggiato ai cappuccini. Ed è al tempo spesso, un rilancio verso il futuro". E sono stati proprio sindaco e vicario ad aprire, dal dentro, i due grossi portoni del Tempio – un gesto all’unisono fortemente simbolico - invitando la cittadinanza a entrare, e ‘riappropriarsi’ di quella chiesa così cara ai carpigiani. Dopo il momento istituzionale della mattina, nel primo pomeriggio di ieri c’è stata la solenne Concelebrazione eucaristica presieduta da monsignor Erio Castellucci, vescovo di Carpi e arcivescovo di Modena-Nonantola. Dopo avere dato i tradizionali tre colpi con il pastorale sulla porta della chiesa, il vescovo e i numerosi sacerdoti hanno fatto ingresso nella navata principale che si è rapidamente riempita di tantissimi fedeli, tra cui tante autorità civili e militari.
Nell’omelia, don Erio ha ricordato la figura dei Santi, secondo la festività del giorno, sottolineando come "in questa stupenda chiesa, finalmente restituita alla comunità parrocchiale, diocesana, cittadina, di riprenderà a formare all’attenzione al dialogo, all’incontro e al riconoscimento del Signore ovunque siano le sue tracce". Dopo l’offertorio, animato dalla comunità congolese secondo la loro colorata tradizione e musica, a concludere la celebrazione è stato il parroco padre Celestin: "E’ un giorno di grande gioia per tutti. Siamo immensamente grati e possiamo finalmente festeggiare la riapertura di questo Tempio straordinario, simbolo di unità e comunione di tutti i cittadini. Abbiamo una sola richiesta ora: che il legame, il bel rapporto tra Comune e parrocchia sia mantenuto. Grazie, grazie, grazie".
Maria Silvia Cabri