REDAZIONE MODENA

Resistenza senza retorica. Riecco il libro di Gorrieri

Dopo 58 anni è stato ripubblicato il volume La Repubblica di Montefiorino. La presentazione a Modena martedì: "Per De Felice fu una svolta storiografica".

Ermanno Gorrieri, Luigi Paganelli, Giovanni Manfredi

Ermanno Gorrieri, Luigi Paganelli, Giovanni Manfredi

Una nuova ristampa del libro La Repubblica di Montefiorino, di Ermanno Gorrieri, a 58 anni dalla prima pubblicazione. È la quinta, esaurita da oltre 30 anni, che viene riproposta nella versione integrale con la sola aggiunta di una prefazione di Paolo Pombeni, storico e presidente della Fondazione Ermanno Gorrieri. Il volume sarà presentato a Modena martedì, alle 18, nella Sala Paganelli di Palazzo Europa. Interverranno Giulia Bondi, giornalista, Claudio Silingardi, vicepresidente dell’Istituto storico di Modena e Alessandro Santagata dell’Università di Padova. Ermanno Gorrieri aveva partecipato direttamente alla Resistenza con il nome di battaglia "Claudio", fu comandante della Brigata Italia e attivo nella creazione della Repubblica partigiana di Montefiorino. Non voleva che il suo libro fosse la normale memoria di fatti vissuti, ma la ricostruzione delle vicende della Resistenza modenese attraverso la ricerca puntigliosa di documenti parte integrante delle 600 pagine del volume. Il suo scopo era di ricostruire la storia e il loro valore e significato nella lotta al nazifascismo, uscendo dalla retorica con cui, sino ad allora, erano state narrata e utilizzata la Resistenza per scopi di propaganda politica da parte dei comunisti. L’uscita del libro provocò polemiche e critiche di parte, ma anche apprezzamenti: uno su tutti quello di Renzo De Felice (considerato il maggiore studioso italiano del fascismo) che lo considerò un punto di riferimento "una svolta" nella storiografia della Resistenza. Claudio, figlio di Ermanno Gorrieri, ricorda che il papà ritornò sull’argomento nel 2004 con la pubblicazione di "Ritorno a Montefiorino", scritto con la nipote Giulia Bondi, uscito postumo nel 2005. "Lo ha fatto – afferma - per colpa di Gianpaolo Pansa che lo aveva fatto ‘arrabbiare’ per il libro ‘Il sangue dei vinti’ con cui aveva dato il via alla corrente revisionista della Resistenza, intesa come guerra civile (senza tenere conto dell’occupazione dei nazisti) ed equiparare le vittime dell’una e dell’altra parte. Non a caso l’ultima frase del libro recita: ‘I fascisti non hanno titolo per fare le vittime’". La ristampa del libro è voluta dalla Fondazione con il contributo di Emilbanca e i Comuni di Montefiorino e Palagano.

Walter Bellisi