Deriva dalla "copiosa documentazione bancaria, contabile ed extracontabile" acquisita dalla guardia di finanza di Modena il maxi sequestro preventivo notificato ieri all’ex patron del Modena Calcio, Antonio Caliendo. Un lavoro certosino che ha visto i militari districarsi tra carte che portano lontano, nei cosiddetti ’paradisi fiscali’, Montecarlo e Lussemburgo in particolare. E’ anche qui che avrebbero sede le società riconducibili, secondo la Procura, a Caliendo ma che spesso avevao intestazioni fittizie, cioè attraverso prestanomi. Nell’inchiesta per evasione fiscale e autoriciclaggio non figurano altri indagati oltre al 77enne accusato di aver evaso Iva e imposte dirette per 1,8 milioni di euro. Secondo l’inchiesta il noto procuratore dei calciatori, regolarmente iscritto all’Aire (anagrafe italiana residenti all’estero) svolgeva la sua attività professionale con attività sottoposte a tassazione in Italia, a favore di società sportive nazionali. Siamo negli anni tra il 2009 e il 2017.
Sono ormai trascorsi sette anni dalla conferenza stampa che i tifosi del Modena ben ricorderanno in cui Caliendo si difendeva dalle accuse di amministrare la società con poca chiarezza: "Non c’è nulla da nascondere", diceva.
Eppure, già all’epoca, non era del tutto chiaro di chi fosse davvero la società, ’nascosta’ in un labirinto societario nel quale oggi la guardia di finanza sarebbe riuscita a orientarsi.
Dall’inchiesta arrivata ormai al capolinea emergono anche gravi indizi del reato di autoriciclaggio per una somma di circa 5 milioni di euro: fondi che sarebbero stati utilizzati per l’acquisto e il finanziamento del Modena Calcio.
val. b.