BEPPE BONI
Cronaca

Repubblica di Montefiorino: luci, ombre e voglia di libertà. Un embrione di stato partigiano

Dal 17 giugno al 30 luglio 1944 la zona franca liberata dai nazisti sulle montagna del Modenese. Quando tornarono i tedeschi ci furono rappresaglie sui civili. E prima non mancarono le vendette.

La Repubblica di Montefiorino era un territorio liberato dall’occupazione nazista sulle montagne tra Modena e Reggio Emilia. La zona franca restò tale per circa un mese e mezzo sotto il controllo di 5mila partigiani della Brigata Garibaldi

La Repubblica di Montefiorino era un territorio liberato dall’occupazione nazista sulle montagne tra Modena e Reggio Emilia. La zona franca restò tale per circa un mese e mezzo sotto il controllo di 5mila partigiani della Brigata Garibaldi

Modena, 20 giugno 2024 – Le ragazze arrivarono in paese con grandi sorrisi e abiti spavaldi, le camicette cucite con la seta dei paracadute, le labbra rosse di rossetto e modi un po’ sfacciati. Certo si comprese subito che non erano lì per curare i feriti. La Repubblica partigiana di Montefiorino era stata da poco proclamata, il 17 giugno 1944, quando il drappello di prostitute capeggiate dalla Mena, al secolo Filomena, fece un ingresso trionfale nella zona franca creata da 5mila partigiani nelle montagne ad est di Modena verso Reggio Emilia. Fu un segnale di normalità, un guizzo di speranza mentre infuriavano gli scontri fra gli Alleati che avanzavano e i tedeschi e i nazifasciti che arretravano.

L’impeto di libertà della Repubblica di Montefiorino, le cui celebrazioni dell’ottantesimo anniversario sono appena iniziate, fu il primo tentativo di un’amministrazione libera, ma durò fino al 30 luglio 1944. La controffensiva della Wehrmacht iniziò una domenica e finì sette giorni dopo. I partigiani si ritirarono lasciando sul terreno cinquanta morti.

L’esperimento finì, ma come ricorda il neo parlamentare europeo Stefano Bonaccini, "la nostra storia è anche nel ricordo di coloro che hanno sacrificato la vita per combattere l’invasore nazista". La popolazione pagò il conto più forte. Molti civili accusati di aver appoggiato i ribelli vennero mandati nei lager o uccisi. La vendetta fu dura. Vennero incendiate le borgate di Piandelagotti, Villaminozzo, Toano, Gombola.

La Repubblica in realtà fu un feudo delle Brigate comuniste Garibaldi. In questo periodo non mancarono le esecuzioni, come racconta Giampaolo Pansa in uno dei libri sulla Resistenza (Bella Ciao) . Furono giustiziati militari che si erano arresi e civili sospettati di essere vicini ai fascisti, come un impiegato comunale, un farmacista e le rispettive figlie. Si parla di cinquanta vittime. Fu comunque un capitolo della resistenza positivo perché dimostrò che la reazione ai tedeschi era solida e i rapporti logistici con gli alleati, che lanciavano dal cielo armi e viveri, idem.

In realtà le Repubbliche di Montefiorino furono due perché l’autogoverno partigiano fu ristabilito tra il novembre 1944 e l’aprile 1945 dalle Brigate Italia, di matrice cattolica.

La prima esperienza, con le sue contraddizioni nell’attrito fra comunisti e cattolici, fu poi raccontata in un paio di libri da Ermanno Gorrieri, cattolico e capo partigiano, che nel Dopoguerra fu deputato della Dc. Scrive lo storico modenese di matrice democristiana Giovanni Fantozzi: "Montefiorino fu un’esperienza complessa con luci e ombre. Il nome di Repubblica sarebbe più calzante attribuirlo all’autogoverno partigiano che si ristabilì nel novembre 1944. Gorrieri la definì “Seconda Repubblica di Montefiorino”.

La parte di maggior rilievo politico-militare fu sostenuta dai cattolici. Si consolidarono le strutture logistiche e amministrative con l’obiettivo di limitare il prelievo forzoso di risorse alimentari dai civili, di creare tribunali e prigioni al fine di evitare le esecuzioni sommarie dell’estate precedente. Fu un’esperienza più pluralista e rappresentativa negli organi politico-militari e nella partecipazione della popolazione". Intanto un opuscolo legato alle celebrazioni sta facendo discutere. In un passaggio sui partigiani rossi si ricorda, fra le altre cose, che "l’ozio, la scarsa organizzazione, l’anarchia di questi gruppi contribuirono ad aumentare il senso del disordine..". L’Anpi è insorto. Il sindaco ex Dc Maurizio Paladini ribatte: "Leggetevi il 43° capitolo “Popolazione e partigiani” della Repubblica di Montefiorino scritto dal comandante Gorrieri, dal quale sono state riprese le affermazioni contenute nel testo".