Modena, 23 ottobre 2022 - Bollette stratosferiche, contratti di lavoro sempre più precari, sfratti esecutivi in corso. "Se ci togliete anche il reddito di cittadinanza siamo finiti", sospira Lorella, due figlie da mantenere, ex commessa da un po’ di anni senza lavoro. È una dei quasi 10mila modenesi che percepisce il sussidio e che guarda con apprensione alle intenzioni del governo Meloni. Sarà mantenuto? Sarà abolito? Sarà riformato? E in che modo?
Intanto addentrandosi nel labirinto di umanità che a Modena provincia percepisce il reddito si scopre che siamo di fronte a due scenari per certi versi opposti. Il primo contempla per esempio Roberta che vive sola con la madre non autosufficiente a Cognento, soffre di grossi problemi di depressione, non ha mai lavorato per motivi di salute, ma non è riuscita a ottenere una pensione. Ora dispone di 700 euro di sussidio che le permettono di andare avanti. Oppure Karl, cittadinanza italiana, che faceva l’operaio, ma dopo la pandemia non ha trovato più nulla e fino all’introduzione del sussidio viveva con una pensione sociale di 400 euro. E ancora, Silvia esperta di serigrafia ma da qualche anno senza lavoro. Ha il marito in galera, una figlia maggiorenne. Per la casa paga un affitto sociale. "Per me il reddito di cittadinanza è stata una benedizione".
Dall’altro però – il risvolto dell medaglia – c’è anche il caso di Marco, giovane, in grado di lavorare ma che confessa che quando quest’estate un ristoratore gli ha proposto di fare il cameriere ha chiesto al titolare di pagarlo in nero: "Altrimenti avrei perso il sostegno. Io all’anno con il reddito di cittadinanza arrivo a 8-9mila euro, non mi conviene rinunciarci per una paga che alla fine per una stagione è inferiore a quella somma".
Al di là delle semplificazioni dunque con cui spesso si liquida la questione (il famoso e fantomatico 20enne che trascorre le sue giornate sul divano), il rebus reddito di cittadinanza è difficile da risolvere perché la casistica è davvero vasta. "La preoccupazione c’è - avverte Roberto Righi, segreterio confederale della Cgil – valuteremo i provvedimenti che saranno adottati da questo governo. Di certo, pensare proprio adesso di abolire o ridurre questa forma di assistenza mi sembra un azzardo considerando l’aumento galoppante dei prezzi, il rischio di povertà energetica in crescita, i contratti di lavoro sempre più precari". Anche perché, prosegue Righi, "occorre smitizzare che i percettori del reddito siano tutti giovani e forti. Una grossa parte ha più di 50 anni e non è in condizioni di lavorare". Tra l’altro, spiega il sindacalista, "c’è un problema di lavoro povero, anche a Modena: persone disposte a spaccarsi la schiena ma che lavorano saltuariamente, pagate una miseria. In questo senso il sussidio è imprescindibile: eravamo ormai l’unico Paese europeo a non averlo".