Da gara si trasformò in una tragedia, su cui restano ancora aspetti da chiarire. È questo il motivo che ha spinto il giudice Luca Ramponi a disporre una perizia d’ufficio per ricostruire la dinamica che portò alla morte di due spettatori nella mattina del 28 agosto 2021, durante il rally automobilistico di Riverzana (Canossa). L’accertamento d’ufficio è stato disposto ieri nell’avvio dell’udienza preliminare sull’incidente in cui persero la vita Cristian Poggioli, 33 anni, originario di Serramazzoni (Mo), dipendente della Progeo e residente da un paio d’anni a Montecenere di Lama Mocogno, e Davide Rabotti, 20 anni, reggiano, studente di Ingegneria informatica all’Unimore.
I due ragazzi furono investiti da una Peugeot 208 fuoriuscita dal circuito di corsa e piombata su una collinetta dove c’era il pubblico. Il giudice ha indicato l’ingegnere Davide Manfredi di Parma, che sarà incaricato in febbraio: il pubblico ministero in udienza Dario Chiari, le difese e le parti civili si sono dette d’accordo. Figurano tra gli imputati (sei ieri erano presenti) il legale rappresentante dell’associazione organizzatrice della gara, il direttore di gara, il supervisore tecnico, quattro apripista, il commissario di gara e il delegato all’allestimento del percorso. Cinque di loro sono difesi dall’avvocato Marco Giuseppe Baroncini, due dall’avvocato Domenico Noris Bucchi, uno dall’avvocato Vito Alessandro Pellegrino e uno dall’avvocato Riccardo Giannuzzi.
Il pilota della Peugeot 208 che travolse i due spettatori su un terrapieno era un vigile del fuoco di Serramazzoni, peraltro amico di lunga data di Poggioli; il ‘navigatore’ era invece un reggiano titolare di un negozio (entrambi non indagati). Tra le contestazioni mosse dal pubblico ministero Valentina Salvi figura non aver identificato l’area come pericolosa per lo stazionamento del pubblico; non aver valutato il rischio per gli spettatori, "nonostante le preoccupazioni emerse nel Comitato di ordine e sicurezza pubblica del 19 e del 24 agosto 2021 in Prefettura". Ancora, l’assenza di transenne o fettucciamento "con distanza minima di 30 metri dal percorso di gara". Nonché aver riscontrato prima del rally la presenza di spettatori e non essere intervenuti neppure dopo.
Ieri c’erano il padre del 33enne, Giuseppe Poggioli, la madre Rita Tadolini e la sorella Aurora, tutelati dall’avvocato Marco Augusto Pellegrini. Poggioli lasciò anche la compagna Valentina Anceschi e un bambino che nacque dopo la sua morte. Non si sono costituiti parte civile perché hanno già raggiunto un accordo risarcitorio con l’assicurazione. "La famiglia ha voluto presenziare perché l’interesse preminente non è mai stato quello economico, ma di giustizia - dice Pellegrini -. Hanno accolto di buon grado la perizia disposta dal gup: è un elemento mancato durante le indagini preliminari e aiuterà l’accertamento della verità".