Con la prima neve e le prime brinate, è giunta al termine la copiosa raccolta di funghi porcini 2024 e l’Appennino modenese si interroga sulle problematiche emerse e sui provvedimenti da proporre al Parco per il triennio 2025/2027. Se la scorsa stagione di crescita porcini è stata abbondante come mai non si ricordava, ma anche la più ‘affollata’ nei boschi appenninici, ora gruppi di raccoglitori (soprattutto delle zone di Pievepelago-S.Anna, Fiumalbo, Riolunato e Frassinoro) chiedono all’Ente Parchi di adottare una normativa che da un lato tuteli maggiormente i residenti e dall’altro lato disciplini meglio l’accesso dei non residenti. "Nella maggior parte delle altre zone Appenniniche emiliane ed in tutte quelle della Toscana – dicono – vi sono normative che dispongono condizioni migliori per chi vive nei comuni dei Parchi, sia per un maggior numero di giornate di raccolta che per maggiori quantitativi giornalieri ammessi, oltre a gratuità e sconti ai proprietari dei boschi maggiori che da noi".
E sul costo dei tesserini obbligatori per la raccolta, anche vari non residenti hanno fatto rimostranze sul prezzo di 15 euro giornalieri ritenuto troppo alto per un quantitativo massimo di 3 chili, invogliando molti a rischiare senza permesso negli eventuali controlli. Record il sequestro di 24 kg di funghi ad un non residente senza tesserino alle Polle di Riolunato. Vi sono poi gli operatori del nostro Appennino che lamentano che i raccoglitori cittadini non si fermano ad acquistare e consumare nulla, se non indispensabile. Quindi c’è chi propone di abbinare i tesserini di raccolta dei non residenti ad opzioni di consumo nei locali della zona: ad esempio una colazione, un pranzo, un pieno di benzina.
"Visto che va approvata una nuova normativa triennale – insistono i raccoglitori locali – è il momento che l’Ente Parchi Emilia Centrale accolga l’annosa richiesta di dare effettive agevolazioni di reddito a chi vive in montagna, sia con una normativa più favorevole che con iniziative concrete come ad esempio centri di raccolta che smistino i funghi ai mercati generali e ristoranti cittadini, oppure una più semplice certificazione per vendere i funghi freschi nei locali del territorio montano, specie ora che è rimasto solo Pavullo per tale certificazione’. Infine, si chiedono iniziative formative sulle regole vigenti, spesso disattese come il non distruggere specie fungine non commestibili, ugualmente importanti al mantenimento dell’equilibrio del sottobosco.
Giuliano Pasquesi