Modena, 24 gennaio 2024 – I magistrati hanno concluso le indagini su presunti episodi di sessismo, body shaming, abuso di autorità e stalking all’interno dell’Accademia militare di Modena.
Le accuse
Il fascicolo dei pm della Procura di Modena ipotizza i reati di stalking ai danni di 11 militari, sette uomini e quattro donne, di violenza privata con abuso dei poteri e di autorità, oltre che di minaccia ai propri inferiori. Alcuni di loro si sono congedati. L’indagine è nei confronti del tenente colonnello Giampaolo Cati, 45 anni, e riguarda fatti avvenuti tra il 2019 e il 2021 quando era capo del centro ippico militare della storica istituzione che forma i futuri ufficiali dell’Esercito e dei Carabinieri.
La denuncia del generale
Ora Cati ha ricevuto l'avviso di fine indagine ed è quindi imminente la decisione se o meno mandare il militare a processo. A indagare su questa brutta vicenda che getta un’ombra scura sull’Accademia sono due procure: quella penale di Modena e quella militare di Verona. E’ stata proprio quest’ultima a ricevere per prima la segnalazione che viene, niente di meno, dal generale e comandante dell’Accademia, Davide Scalabrin che ha raccolto internamente all’Accademia stessa le segnalazioni.
Le vessazioni denunciate
Secondo l’accusa al vaglio degli investigatori, l’ufficiale avrebbe sottoposto alcuni palafranieri delle scuderie, sia donne sia uomini, ad atti punitivi ed umilianti, come per esempio lavare frequentemente i genitali dei cavalli. Non mancano, nell’informativa, frasi sessiste ed episodi di body shaming sempre, secondo l’accusa, da parte dello stesso ufficiale.
Quando i militari sottoposti non assecondavano le sue richieste, il tenente colonnello Cati li vessava con dispetti e ripicche, minacciava continuamente di ostacolare la loro carriera e di compromettere i concorsi cui intendevano partecipare.
Negli atti d'accusa si parla anche di rimproveri continui e senza ragione, modi maleducati, scatti di rabbia, urla, pugni e calci contro porte e arredi, comportamenti che ponevano il personale in uno stato costante di paura.
I militari impiegati al centro ippico comandato da Cati venivano contattati anche al di fuori dell'orario di lavoro, anche di sera, spesso per rimproveri senza reali ragioni. Secondo l'accusa il comandante costringeva il personale a orari superiori agli obblighi, di fatto a essere a sua disposizione sempre, negava i permessi, anche per visite mediche, non concedeva turni di riposo. L'accusa di violenza privata riguarda la costrizione di un soldato, sotto minaccia di ritorsioni sulla carriera, ad andare al centro in giorni di ferie, obbligandolo a montare a cavallo.
"Posso distruggere una persona”
"Tu non sai di cosa sono capace, io se voglio una persona la faccio impazzire fino al congedo, se voglio fare male ad una persona la distruggo attaccandomi al collo senza dargli respiro, non la lascio più fin quando non l'ho distrutto. Sarei capace di inventarmi qualsiasi cosa sul suo conto anche personale pur di distruggere lui e la sua famiglia": sono queste le parole contenute nella denuncia presentata dalle 11 reclute. Tra le offese, anche riferimenti all'aspetto fisico e al peso delle donne in servizio, minacce di far trasferire le persone.
L’indagato
Il tenente colonnello Cati è ancora operativo all’interno dell’Accademia di Modena, ma – in attesa dell’esito delle indagini – è stato trasferito ad altra mansione, sempre nell’ambito dello Stato Maggiore dell’Accademia. Sulla vicenda indagano, dunque, due procure: quella militare di Verona e quella penale di Modena ed è accusato di stalking ai danni di 11 militari, sette uomini e quattro donne, di violenza privata con abuso dei poteri e di autorità, oltre che di minaccia ai propri inferiori.
Il sindacato carabinieri: “Valuteremo se costituirci parte civile”
"Attenderemo gli sviluppi investigativi della magistratura e se dovesse avviare un procedimento penale a carico dell'istruttore, Nsc, Nuovo Sindacato Carabinieri, Segreteria Regione Emilia Romagna, valuterà se costituirsi parte civile dando mandato ai propri legali", lo dice Giovanni Morgese, segretario regionale del sindacato in Emilia-Romagna, commentando l'indagine a carico di un ufficiale.