Valentina Reggiani
Cronaca

Prestiti a tassi d’usura nel lockdown: indagato

Un ristoratore aveva denunciato pubblicamente le difficoltà finanziarie. Le fiamme gialle sono risalite al responsabile: trovati pacchi di contanti e gioielli.

Prestiti a tassi d’usura nel lockdown: indagato

Prestiti a tassi d’usura nel lockdown: indagato

Modena, 7 giugno 2024 – La disperazione legata alla chiusura delle attività, in piena pandemia aveva portato un imprenditore a rivolgersi ad un ‘collega’ al fine di ottenere un prestito. Quest’ultimo si era sì offerto di prestargli il denaro, chiedendo però la restituzione della somma, il mese successivo, con tassi usurari. La vittima, un ristoratore modenese, nel corso di un controllo sul rispetto delle restrizioni imposte dal Covid nel suo locale, aveva lamentato pubblicamente di essere finito nelle mani di un usuraio e quella disperata ‘confessione’ era rimbalzata sui media. A quel punto era scattata un’indagine della Finanza, al termine della quale è stato identificato l’estorsore. Si tratta di una persona attiva nel settore della ristorazione di Castelfranco nei confronti del quale, ieri, i finanzieri hanno eseguito, su ordine della procura un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip: divieto di dimora nella nostra provincia. E’ gravemente indiziato, spiegano le Fiamme Gialle, di usura ai danni non solo di una vittima ma di diversi imprenditori. A spiegare come sia finito nella ‘rete’ dell’usuraio è lo stesso ristoratore che denunciò pubblicamente l’accaduto: "Un conoscente di Castelfranco mi aveva presentato questa persona, dicendo che era un amico ‘fidato’. A quel punto mi ero rivolto a lui per chiedere il prestito e lo stesso mi ha proposto di dargli assegni a garanzia: in quel modo mi avrebbe subito consegnato 10mila euro ma io avrei dovuto restituirne 15mila. Ho accettato, sono sincero, perchè ne avevo disperatamente bisogno: i miei dipendenti – spiega – lamentavano di non essere pagati da due mesi dalla cassa integrazione in deroga: era la seconda chiusura del 2021. Erano otto persone e io intanto speravo di riaprire. Pensavo, tra me e me, che presto avrei recuperato quella somma. Così – continua l’uomo – ho distribuito i soldi e con quello che mi era rimasto, ho fatto la spesa per il locale, visto che speravamo di riaprire per le feste natalizie. Non abbiamo aperto, però, anzi: a gennaio dovevo restituire i soldi e non li avevo. Sono così iniziate le minacce: se non avessi trovato i soldi – mi diceva il ‘collega’ – sarebbero accadute tante cose, tra cui la perdita del locale. A quel punto un mio amico imprenditore ha capito la situazione e mi ha aiutato, consegnandomi i 15mila euro per pagare il debito". Debito di cui la vittima parlò pubblicamente. Nel corso delle indagini i finanzieri, nell’abitazione della vittima trovarono i cedolini degli assegni, dati a garanzia. "Le persone come come me sono incappate in situazioni pericolose perchè in quel momento era difficile andare avanti e gli istituti di credito, in quel momento, non finanziavano. Per un anno eravamo in balia degli usurai: in tanti hanno chiuso le attività per le difficoltà in cui la pandemia li ha fatti precipitare". L’indagato risulta già essere stato condannato per ricettazione, riciclaggio e vendita illecita di stupefacenti. Le indagini hanno accertato che sarebbero diverse le vittime cui venivano applicati tassi d’interesse dal 60 al 200%. Nel corso di una perquisizione nell’abitazione dell’uomo sono stati rinvenuti 85mila euro in contanti, nascosti sotto la cornice di una porta e ‘confezionati’ in pacchetti sottovuoto da 5mila euro ciascuno.

Nell’abitazione dell’imprenditore i militari hanno trovato anche gioielli per oltre 30mila euro.

La polizia giudiziaria ha infine rilevato una sproporzione tra quanto dichiarato dall’indagato e le fonti reddituali lecite dichiarate. Le indagini sono in corso.