VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Prestanome e subappalti illeciti. Imprenditore vicino alla camorra, arrestato con la moglie ’factotum’

Edilizia sotto la lente, la finanza ha indagato complessivamente 7 persone, di cui tre finite ai domiciliari. Interventi di efficientamento energetico in due scuole erano stati affidati abusivamente aggirando la White List.

Uno degli arresti della Finanza

Uno degli arresti della Finanza

Era fuori dalla White List, la sua istanza era stata rigettata eppure continuava a lavorare attraverso subappalti. Non solo: destinatario di un provvedimento di confisca, continuava a tenere le redini e quindi la gestione di due società a Carpi e a Mirandola dopo averle fittiziamente intestate a prestanome. Questo per eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale antimafia. Suo ‘braccio destro’ la moglie che lo avrebbe aiutato nella gestione dei ‘malaffari’.

Mercoledì mattina su delega della procura i militari della Finanza hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP nei confronti di 3 indagati, gravemente indiziati dei reati di trasferimento fraudolento di valori e subappalto illecito. Il provvedimento è stato eseguito al termine di una delicata indagine diretta dalla procura e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria nell’ambito di un procedimento penale che vede indagate complessivamente 7 persone e coinvolte 3 società operanti nel settore edile.

Al centro degli affari illeciti, appunto un noto imprenditore edile della bassa di origini campane con numerosi precedenti penali alle spalle in particolare per reati tributari. All’uomo vengono contestate anche frequentazioni e ‘interessi’ di natura economica con soggetti appartenenti alla criminalità organizzata. Il suo legame con la camorra, infatti, era stato evidenziato in più interdittive antimafia emesse dalle Prefetture di Bologna e Modena nei confronti di società a lui riconducibili.

Nei confronti dell’imprenditore era quindi scattata anche una misura di confisca di prevenzione di beni emessa dal Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, divenuta definitiva con sentenza della Corte di Cassazione nel 2022. Le indagini della finanza sono però andate avanti e hanno messo in luce come l’imprenditore – nonostante il provvedimento di confisca a suo carico – avesse continuato a portare avanti gli affari grazie ad un prestanome ‘nominato’ rappresentante legale di due società con sedi a Mirandola e Carpi. Infatti le indagini hanno dimostrato come la gestione di quelle società facesse capo sempre all’indagato.

Inoltre, una delle società, con il concorso dell’amministratore di un’altra impresa aggiudicataria di due gare pubbliche d’appalto, rispettivamente, per la riqualificazione energetica di una scuola in provincia di Ferrara e per l’efficientamento energetico ed il miglioramento antisismico di un istituto scolastico in provincia di Reggio Emilia, aveva eseguito in subappalto non autorizzato alcune opere, peraltro in assenza di iscrizione nella "White List" della Prefettura di Modena. Infatti nel 2022 l’istanza presentata dall’imprenditore era stata rigettata vista la sussistenza del pericolo di infiltrazione mafiosa.

Ad aiutarlo nella gestione degli affari illeciti c’era la moglie dell’imprenditore, colpita a sua volta dalla misura di prevenzione disposta dal Tribunale di Modena. Gli accertamenti della finanza hanno dimostrato infatti come fosse proprio la donna ad occuparsi della parte amministrativa, contabile e finanziaria delle società, anche con riferimento ai rapporti con gli istituti di credito.

I fatti contestati all’indagato vanno dal 2020 al 2023. Il Giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistente l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato: da qui la misura degli arresti domiciliari per gli indagati in attesa del processo.

Valentina Reggiani