Si può dire che il colore rosso lo abbia nel DNA, Maurilio Missere, quel rosso che accomuna la Ferrari e i Vigili del Fuoco.
Una vita lavorativa al servizio di queste due importanti realtà per il medico bolognese, specialista in Medicina del Lavoro, che ieri mattina in Prefettura a Bologna ha ricevuto il meritato riconoscimento di Cavaliere dell’Ordine "Al Merito della Repubblica Italiana", per essersi distinto per impegno e dedizione nelle sue mansioni durante i tanti anni di carriera e soprattutto nell’intensissimo periodo della pandemia. "La consegna dell’onorificenza è stato un momento molto emozionante".
Dottore, si aspettava un simile riconoscimento?
"No, per me è stata una grande sorpresa e sono davvero molto onorato. Penso sia stato un riconoscimento dopo un periodo davvero intenso: durante il Covid ricevevo circa 200 telefonate al giorno, anche di notte, e non esistevano orari poiché col mio team di sanitari facevamo da supporto anche tramite cellulare ai pazienti. Siamo soddisfatti però che il nostro impegno abbia prodotto dei grandi risultati: sono orgoglioso di poter affermare che in Ferrari tra le decine di migliaia di casi seguiti, tra lavoratori e familiari, non ci sia stato neanche un decesso per Covid. Il periodo è stato intenso, ma sono davvero molto onorato per il riconoscimento, perché significa che come squadra abbiamo fatto tanto per gli altri".
Come avete lavorato in Ferrari durante la pandemia?
"Negli anni del Covid a Maranello sono stati ’impiantati’ due ospedali da campo, dei ’Diagnostic Center’, dove abbiamo monitorato continuamente i 5000 dipendenti dell’azienda, garantendo a loro, ai familiari ed ai fornitori, tamponi e assistenza continua. L’azienda ha speso tanto per darci questa possibilità lavorativa, e il lavoro di squadra ha fatto la differenza: eravamo un gruppo di una cinquantina di sanitari che hanno lavorato con impegno per due anni e mezzo, tenendo monitorate decine di migliaia di persone, dando tutto l’appoggio all’epoca necessario: dall’ossigeno quando stavano a casa, ai tamponi continui, assieme alle tante procedure amministrative che abbiamo gestito cooperando con l’Ausl di Modena".
Come è approdato nell’azienda di Maranello?
"Io ero medico del Sant’Orsola, sono stato contattato dall’azienda 23 anni fa e mi hanno chiesto di seguire i dipendenti che all’epoca erano 1800; ora sono più di 5000, quindi davvero un notevole sviluppo che ha portato la Ferrari a diventare una delle realtà più grandi a livello di personale dell’Emilia Romagna. Attualmente coordino uno staff di una ventina di sanitari che controllano costantemente il servizio in azienda, e seguiamo tutti, dagli operai ai piloti di Formula Uno. Ho avuto la fortuna di seguire in prima linea la scuderia anche durante i gran premi, spostandomi assieme a loro per le gare: una grande emozione". Gli obiettivi per il 2024 quali sono?
"Come Ferrari stiamo crescendo tanto, cercando di migliorarci sempre. Abbiamo da poco inaugurato una nuova infermeria e cerchiamo continuamente di seguire i dipendenti e familiari in maniera professionale. Stiamo sempre attenti alla loro sicurezza sul posto di lavoro per prevenire malattie ed infortuni".
Si parla tanto di carenza di specializzandi e medici giovani. Si sente di consigliare la sua specialistica ai neolaureati?
"Certamente. Posso garantire che Medicina del Lavoro è una specializzazione che può dare grandi soddisfazioni; sono contento che stia diventando sempre più scelta e stia riscuotendo l’attenzione che merita.
Penso di consigliarla a tutti i giovani dicendo loro che è appagante poter aiutare tante persone che ogni mattina si alzano e vanno a lavoro compiendo fedelmente i propri impegni; noi come medici del lavoro dobbiamo assicurare tanti padri, madri e giovani di poter lavorare in sicurezza, garantendo loro una vita migliore sia a livello professionale che privato".