Payback sanitario, rischio default: "Se resta finiamo tutte in rosso"

Tremano le aziende del biomedicale. Il distretto di Mirandola vale da solo un miliardo di fatturato

Payback sanitario, rischio default: "Se resta finiamo tutte in rosso"

Tremano le aziende del biomedicale. Il distretto di Mirandola vale da solo un miliardo di fatturato

di Alberto Greco

MIRANDOLA (Modena)

"Il payback sui dispositivi medici presenta di per sé diverse criticità, ma non risulta irragionevole in riferimento all’art. 41 della Costituzione, quanto al periodo 2015-2018". Questo sta scritto nella sentenza della Corte Costituzionale che si è pronunciata in merito al rinvio chiesto dal Tar del Lazio. La conseguenza di questa decisione, però, significa un pesante fardello per il settore biomedicale italiano, poiché il giudizio di "non illegittimità" della norma che chiama le aziende fornitrici di materiali e strumentazioni biomedicali, essenziali per il funzionamento degli ospedali e, in generale, della sanità, a concorrere per il 50% (poi ridotto al 48%) al ripiano del deficit accumulato nei bilanci sanitari delle Regioni per il periodo successivo al 2015 costituisce una concreta minaccia al futuro di un comparto strategico.

"Faccio mio quanto dichiarato da Nicola Barni – dice Piero Camurati, direttore commerciale di Sidam, azienda appartenete a Carlo Bonomi, che ha sede a Mirandola – ovvero che viene deciso a tavolino lo stato di crisi di un settore industriale importantissimo, ma, ancora peggio, si crea un danno irreparabile alla salute, con aziende messe in crisi e dando un segnale di inaffidabilità a chi si rivolge al mercato italiano dall’estero. Serve davvero, come auspicato, un tavolo di lavoro per rimediare alla situazione". Secondo i dati forniti da Confindustria il settore dei dispositivi medici in Italia nel 2023 ha generato un mercato che vale 17,3 miliardi di euro, che comprende la quota di export ed il mercato interno, e conta sulla presenza di 4.449 aziende, che danno lavoro a poco meno di 120mila dipendenti. E l’occupazione è altamente qualificata: 49% laureati; 2,6% con dottorato di ricerca e bilanciata per genere, con un 44% di donne. Le regioni dove opera il maggior numero di occupati sono la Lombardia (41%), l’Emilia-Romagna (13%), con 507 aziende e 14.113 dipendenti, e il Veneto (11%). Il cuore del settore pulsa nel modenese, dove si trova il distretto biomedicale di Mirandola, il terzo per dimensione a livello internazionale, un mondo che vale un miliardo di fatturato, con un centinaio di aziende e circa cinquemila lavoratori. "In un anno normale fatturiamo tra i 5 e i 6 milioni, abbiamo un utile intorno al 7-8%. Se devo mettere il payback a bilancio, le tasse non le pago – fa presente Carla Minarini, titolare della Medical Instruments di San Lazzaro di Savena (Bologna) -. Se mettiamo il payback a bilancio andiamo tutte in perdita. E sarà di due o tre anni il tempo che servirà per recuperare la perdita".

La richiesta che viene da tutti è di porre rimedio a questo provvedimento, introdotto dal Governo Renzi e rimasto inapplicato fino al 2022, quando nel luglio il Governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi l’ha rispolverato, facendo scattare immediatamente ricorsi. "Noi – dice Stefano Rimondi, fondatore di Aferetica, che ha sede amministrativa a San Giovanni in Persiceto e produttiva a Mirandola che fattura circa 10 milioni di euro – siamo una Pmi che tutto quello che riesce a realizzare come utili lo investe in ricerca. Non la maggior parte, tutto! Quel poco di utile che si fa lo mettiamo tutto in ricerca. Quindi il fatto di dover sopportare un payback basato sui fatturati significa andare in rosso. Speravamo di poter evitare questo balzello. Così non è stato e quindi dovremo insieme alle altre aziende del settore ricominciare tutti gli step di pressione sulla politica affinché questa assurdità venga finalmente cancellata".