Pasta fresca in carcere, al via il laboratorio per i detenuti

Detenuti a Modena producono pasta fresca tradizionale in carcere. Progetto di reinserimento premiato e efficace contro la recidiva.

Pasta fresca in carcere, al via il laboratorio per i detenuti

Detenuti a Modena producono pasta fresca tradizionale in carcere. Progetto di reinserimento premiato e efficace contro la recidiva.

Sono preziosissimi i laboratori per non perdere la tradizione della pasta fresca, in particolare i tortellini; ora, nella prima periferia, c’è una nuova insegna molto speciale. Si trova all’interno della casa Circondariale di Sant’Anna, dove un gruppo di detenuti, dopo opportuno training con lo chef Rino Duca del Grano di pepe (Ravarino), produce tortellini tradizionali, tortelloni, ravioli, ma anche tigelle da cuocere, gnocco da friggere, biscotteria, grissini, da non acquistare il loco, ma da ordinare e ricevere direttamente a casa (info: labsantanna@eorte.it). "Piegano i tortellini come le nostre rezdore" garantisce Valentina Pepe, direttrice della cooperativa sociale Eortè di Limidi di Soliera, che ha ideato il progetto a stretto contatto con il Carcere di S.Anna, con il patrocinio del Comune di Modena, co-finanziato dall’arcidiocesi di Modena-Nonantola, Bper, Fondazione Cattolica Assicurazioni, Fondazione di Modena, Cassa Ammende, Fondazione Bsgs. "Cucinare in carcere nasconde mille complessità, ma va al cuore dell’uomo – racconta Rino Duca, tutor del progetto e chef del Grano di Pepe a Ravarino – Abbiamo fornito gli strumenti, perché le persone possano credere in loro stesse. Modena è una città sensibile, ha funzionato perché tutte le persone coinvolte ci hanno creduto fin da subito, rendendo possibile l’impossibile. Attorno a un tortellino si raccolgono tante identità".

Un progetto, che nel 2024 ha vinto il premio di Confcooperative Terre d’Emilia ‘Imprendocoop’, che fornisce l’opportunità di un mestiere in vista della fine pena; le statistiche confermano quanto crolli la delinquenza e la recidiva fra i carcerati che hanno un’opportunità lavorativa, dentro e fuori dal carcere.

"Quando Eortè mi venne a parlare c’erano molte, troppe condizioni che sembravano insormontabili – ha detto il Vescovo di Modena Erio Castellucci – e invece alla fine si è realizzato tutto.

Ho visitato anche un laboratorio meccanico con modalità simili, credo sia la strada giusta, per preparare le persone a costruire il loro futuro".

Luca Bonacini