
Dopo il 'parto anonimo' rivuole il suo neonato e si rivolge a Le Iene
Modena, 15 dicembre 2023 – “Ho cambiato idea. Rivoglio la mia bambina". Così Michela, una ragazza intervistata dalla trasmissione ’Le Iene’, nella puntata andata in onda martedì 12 dicembre scorso.
Il servizio è dedicato al tema dei ’parti anonimi’ e racconta di questa giovane donna che decide di portare a termine la gravidanza nonostante non abbia intenzione di tenere, una volta nato, il bimbo. Nel servizio Michela ricostruisce i giorni immediatamente successivi al parco: racconta di aver maturato la decisione di riprendersi la figlia nei tempi previsti dalla legge – "undici dopo il parto", spiegano i suoi legali – ma di non aver avuto assistenza da parte del Policlinico di Modena, che ha prima contattato telefonicamente e poi via mail. A causa di questa condotta – a suo dire – "negligente", ora, quattro mesi dopo il parto, si ritrova a dover intraprendere una difficile battaglia in tribunale per riavere la sua piccola, nel frattempo affidata a una famiglia ’d’emergenza’.
Contesta, però, questa ricostruzione l’Azienda ospedaliero universitaria, che ieri ha mandato una lunga replica al servizio. "L’Aou di Modena conferma di aver applicato la normativa specifica finalizzata a garantire ogni tutela ai soggetti coinvolti: la madre e il neonato. È grave che una troupe televisiva si sia introdotta senza qualificarsi, in una degenza d’ospedale per estorcere risposte ai professionisti, manipolarle in modo da costruire una narrazione distorta della realtà in un contesto in cui è mancato ogni contraddittorio. Su questo tema, l’azienda si riserva di intervenire nelle sedi opportune per tutelare la propria immagine e quella dei suoi professionisti".
Poi l’Aou dà la sua ricostruzione dei fatti. "La paziente ha partorito il 23 luglio scorso dopo aver espresso la scelta di partorire in anonimato e di non procedere alla denuncia di nascita. Il 24 luglio, la donna, contro il parere dei medici, firma per la dimissione e lascia l’ospedale senza aver proceduto alla dichiarazione di nascita, effettuabile direttamente in reparto entro tre giorni, o in alternativa entro il decimo nel Comune di residenza o dell’avvenuta nascita.
In questi casi la normativa prevede che il personale dell’azienda proceda a tutelare sia i diritti fondamentali del neonato, oltre a quelli della madre; tale legislazione è stata applicata anche in questo specifico caso. In data 25 luglio, preso atto della mancata partecipazione della madre ad un incontro già programmato con i professionisti per procedere alla valutazione del caso – spiega l’Aou – il personale sanitario intervenuto nel parto, in assenza della volontà di riconoscimento del genitore, ha proceduto a effettuare la dichiarazione di nascita al solo fine di garantire alla neonata la protezione giuridica e i suoi diritti fondamentali. In questi casi, come prevede la legge per i neonati partoriti da madre ’che non vuole essere nominata’ (un suo diritto), onde garantire alla piccola la tutela giuridica , assistenziale e affettiva, sono stati attivati i competenti servizi sociali che, dopo la dimissione dall’ospedale, l’hanno presa in carico dandone immediata comunicazione al Tribunale dei minori competente.
Nel frattempo la bambina è stata collocata presso una ’famiglia d’emergenza’ che le potesse garantire tutta l’assistenza e le cure di cui ha bisogno un neonato. Tutto ciò è stato effettuato, come già detto, nel pieno rispetto della normativa di settore. Quando la paziente, quindi, il 31 di luglio, ha scritto al reparto manifestando la propria volontà di ritornare sui suoi passi, correttamente le è stato risposto che era già avvenuta la necessaria presa in carico da parte dei servizi Sociali. I Servizi Sociali, essendo stato investito della situazione il Tribunale dei Minorenni, contatti da legale della signora, gli hanno appunto suggerito di rivolgersi, senza indugio, al Tribunale dei minori per portare avanti l’istanza della signora".