
Terminati i lavori di restauro accademia di Modena: il taglio del nastro, ieri mattina, a Palazzo Ducale con il 'padrone di casa’ generale Davide Scalabrin e i tecnici che hanno lavorato per raggiungere questo importante risultato (Fotofiocchi)
Modena, 20 marzo 2025 – Chiude il cantiere, si smontano i ponteggi dopo quindici anni e la macchina del tempo apre uno squarcio inaspettato di città estense. Succede in via 3 febbraio, dove è appena terminato il restauro conservativo della facciata più recente, ottocentesca, di Palazzo Ducale.
L’architetto Claudio De Gennaro, direttore dei lavori, descrive così il miracolo urbanistico: “Mentre ammiravo il prospetto dell’Accademia, liberato da tremila metri quadrati di impalcature, mi sono reso conto che i vari restauri dell’ultimo triennio hanno restituito una visuale completa su altri due edifici: la chiesa di San Domenico e l’Istituto d’arte Venturi. È un pezzo del centro che rinasce”.
Varrà la pena di tenere conto della suggestione, per stimolare il senso di appartenenza dei modenesi e l’interesse dei turisti. Al centro del percorso rimane pur sempre l’immensa mole barocca, volutamente fuori scala, con cui i duchi d’Este hanno coltivato per secoli il progetto di ’rifar Ferrara a Modena’. Ma la nobile residenza ha acquisito nel tempo un’altra funzione importante.
“Siamo qui dal gennaio 1863 – ricorda il generale Davide Scalabrin, comandante dell’Accademia Militare – e da allora, ogni giorno, ci prendiamo cura del Palazzo. Sottolineo che i lavori degli ultimi quattro anni non hanno interrotto le normali attività degli allievi. Abbiamo utilizzato fondi dello Stato Maggiore della Difesa, contribuendo al Pil senza alimentare il debito. Questa istituzione – continua il comandante – crea i futuri ufficiali di Esercito e Carabinieri, ma anche legami forti tra una moltitudine di italiani”. Un esempio arriva da Edmondo De Amicis, il celeberrimo autore del libro Cuore che frequentò la scuola militare nel 1865: “Vedo ancora – scrive – il vastissimo refettorio, quelle cinquecento teste chinate sui piatti, quel moto accelerato di cinquecento forchette, di mille mani e di sedicimila denti”.
Oggi il generale Stefano Martinelli, responsabile infrastrutturale del Comando forze operative nord (committente dei lavori) sottolinea la piena intesa tra amministrazioni diverse ed elenca i vari interventi.
Spiccano il restauro conservativo con ripristino di elementi lapidei e decori nella facciata lungo via 3 febbraio, oltre alla sostituzione degli infissi e al rifacimento degli intonaci nel celebre ’ponte dei sospiri’, dove risuonano i passi di corsa degli allievi, sul lato nord tra il Palazzo Ducale e la caserma Montecuccoli. E ancora, il ripristino degli intonaci nell’androne dell’ingresso da piazza Roma, la sistemazione del tetto dell’acetaia nel torrione ovest della facciata principale e l’installazione di dispositivi per contrastare le infiltrazioni di umidità. Importo complessivo, 2,5 milioni di euro.
Francesca Tomba, soprintendente di Modena, tira le somme: “Abbiamo lavorato con passione e in sinergia su un immobile che ha una storia particolare. Non c’è un impianto unitario come per il Palazzo Ducale di Sassuolo, ma una stratificazione di interventi in più di tre secoli. Si parte nel ‘600 su impulso di Francesco I che ingloba il precedente castello medioevale, ci sono grandi trasformazioni nel ‘700 e ‘800, si completa il percorso negli anni Venti del Novecento”. Insomma, una fabbrica permanente. “Vero. Ma la pura contemplazione non appartiene all’architettura, bisogna governare le trasformazioni”.
E infatti non è finita qui: proprio ieri sono iniziati i lavori di ristrutturazione della nuova aula di Fisica, un ampio spazio a gradoni, affrescato, che risale a fine ‘800. Ha curato la progettazione una figlia d’arte, l’architetto Chiara De Gennaro. Intanto, dopo il taglio del nastro, inizia il sopralluogo. Partecipa anche l’assessora comunale all’urbanistica Carla Ferrari, che mostra di apprezzare lo scenario estense. C’è il gran tempio dei domenicani rifatto a inizio ‘700 e adattato via via alle esigenze di corte, con accanto l’ex sede dell’Inquisizione trasformata in Accademia di Belle Arti sotto la guida di Giuseppe Maria Soli, architetto, pittore e gran cerimoniere, che ha lasciato la sua impronta sull’assetto definitivo di Palazzo Ducale.
Tra una chiacchiera e l’altra Claudio De Gennaro lancia una suggestione: “Nell’androne principale operò, tra il 1923 e il 1929, l’architetto Arturo Prati, realizzando la cancellata in bronzo e ferro. Guardando il porticato secentesco con la nuova illuminazione, mi sono detto che sarebbe scenografico sostituire il portone cieco, sul lato opposto del Cortile d’onore, con una cancellata simile. Così potremmo attraversare l’interno dell’Accademia con lo sguardo, visto che farlo fisicamente non è possibile”. Chissà se lo spunto sarà raccolto. Ma eccone un altro: in via 3 febbraio, sul lato dell’Accademia appena restaurato, ci sono parcheggi per una decina di auto. Non vale la pena liberare quello spazio? La macchina del tempo potrebbe lavorare meglio.