REDAZIONE MODENA

Operazione ’Trust’, il Riesame annulla l’arresto del notaio

Gli avvocati Brezigar e Ghini: "C’è stata una errata valutazione del ruolo del professionista"

Il Tribunale del riesame ha annullato l’ordinanza cautelare a carico del notaio modenese, tra i dieci arrestati il mese scorso nell’ambito dell’operazione ’Trust’ della Squadra Mobile su presunti fallimenti pilotati di aziende in difficoltà. La difesa, rappresentata dagli avvocati Roberto Ghini e Luca Brezigar, segna dunque un punto importante per quanto riguarda la posizione del professionista. L’uomo era finito nei guai insieme ad altre 9 persone tra cui due avvocati, sempre di Modena, uno dei quali già in carcere per vicende precedenti ed un altro ai domiciliari (misura quest’ultima revocata successivamente dal gip), un ingegnere di Bologna e due commercialisti (uno di Modena e l’altro di Milano), nonché di alcuni prestanome. Dopo l’interrogatorio di garanzia il giudice aveva revocato i domiciliari per il notaio ma aveva applicato una misura interdittiva con limitazioni a livello professionale. I legali però non si sono fermati e hanno fatto ricorso al tribunale della libertà di Bologna che, dopo due ore di udienza, ha annullato l’ordinanza originale.

Il notaio dunque ora è un uomo libero in attesa dei prossimi passi della Procura. "Abbiamo depositato oltre 100 pagine di esame critico dell’ordinanza che aveva inizialmente messo agli arresti domiciliari il notaio – spiegano gli avvocati - per noi questa è una decisione molto importante. Siamo soddisfatti perchè crediamo ci sia stata un’errata valutazione del ruolo del notaio che ha la funzione di validare gli atti ma non il compito di scandagliare le intenzioni che posano essere nascoste dietro di essi". Secondo la Procura che ha coordinato le indagini si trattava di un’organizzazione criminale che, col pretesto di salvare imprese in difficoltà, presentava proposte di concordato strumentali, al solo fine di posticiparne la dichiarazione di fallimento. Ne conseguiva che, quando interveniva il fallimento delle società gestite dagli indagati, l’attivo fallimentare risultava azzerato. Al contempo, sempre grazie alla complessa rete societaria gestita dal gruppo criminale, le risorse così sottratte ai creditori venivano reimpiegate in attività finanziarie gestite dall’ex avvocato e dai suoi complici all’estero.

Emanuela Zanasi