"Non ha mai mostrato alcun pentimento. La sentenza non colma il dolore per la perdita di Alessandro, ma la parte civile reputa che un po’ di giustizia è stata fatta". E’ stato condannato ieri a 18 anni di carcere, con rito abbreviato – come aveva chiesto la procura – il ragazzo rumeno di 22 anni, accusato dell’omicidio in concorso di Alessandro Gozzoli, il 41enne di Bazzano trovato morto all’interno del suo appartamento di Casinalbo il 10 marzo di un anno fa. La vittima fu trovata nel letto, con mani e piedi legati. La difesa del giovane rumeno aveva chiesto l’assoluzione o, in subordine, il riconoscimento dell’omicidio colposo. Ricordiamo che a processo, dinanzi alla Corte D’Assise c’è anche l’amico 21enne dell’imputato, che ha scelto appunto il rito ordinario e la prossima udienza è prevista per il 21 gennaio prossimo, data in cui saranno sentiti i teste della difesa, tra cui i consulenti.
"L’imputato è stato condannato per rapina e omicidio, senza alcuno sconto di pena – ha dichiarato ieri l’avvocato di parte civile Rita Nannetti uscendo dal tribunale, con accanto la sorella della vittim – In nessuna delle udienze l’imputato ha mostrato pentimento. Questa sentenza non colma il dolore della perdita di Alessandro, però la parte civile reputa che un po’ di giustizia è stata fatta".
Il 41enne morì per asfissia meccanica acuta per un’azione così violenta che gli provocò la rottura della trachea, dopo essere stato legato e le indagini hanno ricostruito come a compiere il delitto, a scopo di rapina, erano stati i due giovani romeni, arrestati all’estero. "Lo hanno ucciso – aveva dichiarato all’Ansa la sorella della vittima, Simona Gozzoli, insieme ai genitori – con inaudita violenza, abbandonato e derubato e hanno cercato di colpevolizzare lo stesso Alessandro della sua morte". Dagli accertamenti era emerso come quella notte i due, dopo aver conosciuto la vittima in un locale felsineo, si fossero recati nella sua abitazione di Formigine. Durante la serata, nell’ambito di un rapporto gli indagati lo avevano immobilizzato bloccandogli le gambe con lacci al letto e legandogli i polsi dietro alla schiena. Con estrema violenza i due amici lo avevano poi ucciso soffocandolo.
Le indagini avevano poi messo in luce come i due giovani si fossero allontanati a bordo della Lancia Y della vittima dopo avergli ripulito l’abitazione: gli indagati infatti si erano intascati carte di credito, il Notebook del 41enne, un portatile e un orologio. Uno dei due imputati era conosciuto nelle ‘chat’ di incontri: la sua iscrizione sulla App era legata alla ricerca di denaro e, quindi, ad organizzare serate durante le quali riuscire a portare a casa qualcosa. E’ così è stato anche quella notte, quando Alessandro Gozzoli è caduto nella loro ‘trappola’ per poi essere ammazzato nella sua camera da letto senza pietà. A risultare fondamentali alle indagini, condotte con estrema devozione dai militari, le testimonianze degli amici di Gozzoli. Ora si attende la conclusione del processo davanti alla corte d’Assise per il secondo imputato accusato del barbaro delitto.
"La sua mancanza è una ferita che non si rimargina – hanno detto i familiari della vittima dopo la sentenza – un vuoto che si fa sentire ogni giorno, in ogni piccolo gesto, in ogni silenzio che prima era riempito dalla sua presenza. Eppure, nel dolore, ci rimane il conforto dei ricordi, di tutto ciò che ha rappresentato per noi. Mio fratello non era solo una persona straordinaria, ma un dono per chiunque lo abbia conosciuto. La sua vita, seppur troppo breve, è stata una lezione di amore, dedizione e gioia. Alessandro era una persona dal carattere allegro, capace di trasformare anche le giornate più grigie in momenti di gioia. Aveva un sorriso contagioso e una risata che ti entrava nel cuore, tanto era sincera e piena di vita. Era una di quelle rare persone che non conoscono confini quando si tratta di amicizia: dava tutto se stesso agli altri, senza riserve con una generosità non da tutti, e chiunque lo conoscesse non poteva che volergli bene. Il legame con la nostra famiglia era qualcosa di speciale, un nodo indissolubile che lo univa a ognuno di noi".