Modena, 22 settembre 2024 – Dopo 14 anni di reclusione in una angusta cella a Cuba, potrebbe esserci una svolta nel caso dell’artigiano mirandolese, oggi 57enne Angelo Malavasi, in carcere dal 2010 dopo la condanna a 25 anni per la morte di una dodicenne, avvenuta nell’ambito di un festino a base di droga e sesso a Bayamo.
Infatti un elemento nuovo e importante lo scagionerebbe dalla terribile accusa: le ‘carte’ dimostrerebbero che in quei giorni Malavasi si trovava altrove.
In carcere insieme al 57enne, nato e cresciuto a Mirandola (due anni prima dell’arresto si era trasferito a Casalgrande, nel Reggiano) erano finiti anche il fiorentino Simone Pini e Luigi Sartorio, di Vicenza.
Ebbene i flussi migratori registrati all’epoca dimostrerebbero come Malavasi si trovasse a Panama quel 14 maggio del 2010, quando la piccola Lillian Ramirez Espinosam, asmatica, moriva nel corso del festino per poi essere abbandonata in un campo.
Ora l’avvocato del mirandolese, Verena Corradini annuncia che chiederà un appuntamento al Ministero degli Esteri mentre, dal carcere de La Condesa, il fiorentino Simone Pini si appella alla premier Giorgia Meloni, gridando la propria innocenza in una lettera.
Pini, infatti, al pari di Angelo Malavasi è entrato in possesso dei propri flussi migratori che certificano come entrambi, il giorno dell’omicidio, si trovassero altrove. L’avvocato Corradini spiega come siano entrati in possesso recentemente dei documenti: “Dai flussi registrati è emerso che Malavasi ha sempre detto la verità. Il mio assistito ha chiesto a me e ai familiari di prendere contatto a Roma e ci stiamo muovendo per chiedere un incontro al Ministero degli Esteri, per capire cosa si possa fare in Italia. Quello che è chiaramente dimostrabile è che Malavasi il giorno dell’omicidio e di quei festini non era a Cuba. Ora Pini ha chiesto un interessamento del Governo Italiano visto che risulta dalle carte che non hanno mentito”.
In sostanza la speranza di Malavasi e Pini è che vi sia un interessamento del Governo Italiano, affinchè possa essere fatta ‘pressione’ su quello cubano dal momento che i nostri connazionali sarebbero rinchiusi da anni pur essendo innocenti. “Luigi Sartorio oggi è libero e può chiedere una revisione del processo in Italia – sottolinea Corradini - ha potuto rientrare per motivi di salute. Noi andremo avanti chiedendo un appuntamento al Ministero degli Esteri appunto, facendo presente come sia emerso un elemento nuovo che, tra l’altro, lo stesso consolato italiano a Cuba ha reso noto al signor Malavasi.
Già all’epoca chiedemmo la possibilità di consultare i flussi migratori e oggi, che li abbiamo ottenuti, possiamo dire con certezza che il mio assistito in quei giorni era a Panama e non a Cuba.
Quindi lui non era presente. Avevo anche inviato indagini difensive, ma non ci hanno mai preso in considerazione e il mio assistito non intende chiedere una revisione del processo a Cuba, poiché non porterebbe da nessuna parte”.