REDAZIONE MODENA

Omicidi e suicidi, in troppi casi il movente è la demenza senile

E’ DIFFICILE accettare la vita che sfugge. Altrettanto lo è osservare, impotenti, la malattia che divora e trasforma la persona che ci ha accompagnati tutta la vita e che, magari, arriva a dimenticarsi anche il nostro nome. C’è chi parla di un ‘gesto d’amore’ che arma la mano stanca di chi soffre. Un tragico tentativo di ‘alleviare’ con la morte il dolore che affligge la compagna di sempre per poi cercare di seguirla, utilizzando la stessa arma. Per tanti altri, invece, si tratta di femminicidio a tutti gli effetti e come tale deve essere giudicato. Ieri il 96enne Lorenzo Simoni ha tentato di uccidere la moglie con un fendente alla gola, per poi tentare di farla finita. Forse non riusciva più a sopportare di vedere la donna intrappolata in quel corpo malato. Ma il dramma non rappresenta un caso isolato: le cronache raccontano le tragiche storie di anziani che hanno preferito la morte alla ‘condivisione’ di malattie terribili come le demenze e purtroppo alla base degli estremi gesti potrebbe esserci anche l’ombra della solitudine, che getta gli anziani coniugi nel più totale sconforto. Ad agosto un doppio suicidio ha sconvolto Carpi. Un uomo di 74 anni e la moglie di 67 sono stati trovati morti nella camera di un albergo: la coppia avrebbe deciso di togliersi la vita per motivi di salute. Una volta sdraiati sul letto i pensionati si sono iniettati insulina, spegnendosi per overdose uno accanto all’altra.

A febbraio, invece, la corte d’Appello di Bologna ha confermato la condanna a 14 anni nei confronti dell’86enne Pierino Corradini, che nell’agosto del 2016 ha ucciso a Carpi, con tre colpi di pistola, la moglie Maddalena Pavesi, 83enne affetta da Alzheimer. Il pensionato sosteneva di non essere più in grado di stare accanto alla donna malata; di non avere più le forze per seguirla verso il declino a cui era destinata. Ma, nel motivare l’entità della sentenza di primo grado, la procura generale aveva analizzato i motivi della costituzione a parte civile dei tre figli del pensionato fornendo un quadro del delitto basato soprattutto sulla perizia alla quale l’86enne era stato sottoposto. Una perizia che delineava la malattia della moglie come solo parziale origine dell’omicidio. La malattia della donna, infatti, non sarebbe tale da richiedere particolari sforzi, impegni e sacrifici da parte del Corradini, supportato quotidianamente dai figli. Sarebbe stata invece la demenza senile a offuscare la mente di Domenico Leonelli, ex muratore di 88 anni che, a luglio, in un appartamento di via Alassio ha ucciso la moglie Teresa Petrone (di 77 anni) colpendola con un coltello da cucina in pieno petto. Come accaduto ieri a Massa Finalese, Leonelli aveva tentato poi di uccidersi rivolgendo verso se stesso la lama. «Era tutta la mia vita», aveva sussurrato agli inquirenti prima di essere arrestato e ricadere nel mondo ovattato in cui la malattia lo aveva fatto precipitare.

v.r.